La secca del fiume Po restituisce il mistero di un antico fortino

La secca del fiume Po restituisce il mistero di un antico fortino

A Cremona, tra l’acqua e la sabbia, un muro di mattoni del ‘500

È stato Daniele Disingrini, dinamico fondatore di Cremona Ancor, l’associazione che riunisce gli amanti delle bellezze della Bassa (specie quelle dimenticate o trascurate), a scoprire, pochi giorni fa, quella strana «cosa» in cerca di identità. «Non proprio io, a dire il vero — racconta —. Una persona ha avvisato me e un amico di quei reperti. Seguendo le indicazioni sulla loro posizione, li abbiamo trovati facilmente». In realtà, non è così semplice. Arrivati al Po, bisogna imboccare un piccolo sentiero fangoso che lo costeggia e, a un certo punto, scendere verso l’immensa spiaggia che le acque, ritirandosi, si sono lasciate dietro. In lontananza, l’autostrada. La costruzione, ripiegata su se stessa, spunta in mezzo alla sabbia. È un muro lungo circa sette metri e spezzato in due, di cui una parte consistente ancora interrata. La seconda struttura, anch’essa rovesciata, è a forma di C, con due porzioni perpendicolari alla prima.«La malta utilizzata per tenere insieme i laterizi era ricavata da un misto di sabbia e polvere di marmo, un tipo resistente e molto costoso — dice Disingrini —. La mia idea è che sia un manufatto rinascimentale e che potrebbe trattarsi del basamento di una torretta da cui controllare, militarmente ma non solo, il movimento delle imbarcazioni».

Da quando le immagini hanno cominciato a circolare, questa zona lontana dalla città sta attirando curiosi ed appassionati. Uno dei primissimi ad essere sceso alla spiaggia è l’architetto Angelo Garioni, studioso di storia locale. «Senza dubbio i mattoni sono antichi e risalgono al ‘500 per poi essere stati impiegati di nuovo per una struttura edificata tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700. Siamo di fronte a un’opera tenace che è stata levigata dalla corrente, ma non intaccata nella sua possanza. Il suo obiettivo non era essere bella ma forte. Si trovano tanti frammenti simili lungo le rive. Quasi mai, invece, qualcosa di tanto grande e così ben conservato. È un reperto molto importante perché dimostra come il Po sia pieno di storia. A tal punto da poterla riscrivere». Secondo Garioni, le ipotesi sulle origini e la natura del ritrovamento sono sostanzialmente tre. La prima: «Potrebbero essere i resti di un cascinale nell’area golenale che ha inglobato parte di una struttura fortificata più antica». La seconda: «Un baluardo eretto all’epoca della Guerra dei Trent’anni, quando Cremona era sotto assedio». Le mappe militari riportano la presenza di uno di questi bastioni posti a difesa della città, ma in un’altra zona. La terza suggestione proposta dall’architetto Garioni porta direttamente ad Alessandro Capra, geniale ingegnere cremonese del ‘600. «Lui e altri suoi colleghi costruirono i cosiddetti ‘pennelli’, una sorta di moli per rallentare la corrente e allontanare le acque dalla città rendendola così più sicura. Una lotta contro il fiume durata secoli. Delle tre possibilità, però, penso che questa sia la meno accreditata».

Toccherà alla Soprintendenza sciogliere il mistero: un archeologo, già incaricato del sopralluogo, è atteso nei prossimi giorni. Meglio non aspettare troppo, anche perché il Po, così come ha restituito un altro dei suoi tesori, potrebbe riprenderselo in fretta.

di Gilberto Bazoli

Fonte: Corriere.it

17 Gennaio 2017Ancora nessun commentoAlessandro Capra | Angelo Garioni | archeologia | cremona | Daniele Disingrini | fiume po | fortino | mistero | ponte | torre di avvistamento

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