Beatrice Cenci (Roma, 6 febbraio 1577 – Roma, 11 settembre 1599) fu una giovane nobildonna romana giustiziata per parricidio e poi assurta al ruolo di eroina popolare.
Si dice che Beatrice, esasperata dalle violenze e dagli abusi sessuali paterni, fosse giunta alla decisione di organizzare l’omicidio del padre Francesco con la complicità della matrigna Lucrezia, i fratelli Giacomo e Bernardo, il castellano Olimpio Calvetti ed il maniscalco Marzio da Fioran detto il Catalano.
Per due volte il tentativo fallì: la prima volta si cercò di sopprimerlo con il veleno, la seconda con un’imboscata di briganti locali. La terza, stordito dall’oppio fornito da Giacomo e mescolato ad una bevanda, fu assalito nel sonno: Marzio gli spezzò le gambe con un matterello, Olimpio lo finì colpendolo al cranio ed alla gola con un chiodo ed un martello. Per nascondere il delitto i congiurati tentarono di simulare una morte accidentale per caduta: fu aperto un foro nelle assi marce di un ballatoio della Rocca di Petrella, tentando d’infilarci il cadavere. La cosa non riuscì: il foro era troppo piccolo. Decisero allora di gettarlo dalla balaustra.
Il 9 settembre 1598 il corpo di Francesco fu trovato in un orto ai piedi della Rocca. Dopo le esequie il conte fu sepolto in fretta nella locale chiesa di Santa Maria. Qualche giorno dopo il corpo fu riesumato ed esaminato attentamente da due medici, i quali riscontrarono che la caduta non era stata la causa primaria di morte ma un’occultazione bella e buona, così i congiurati vennero scoperti ed imprigionati. Calvetti, minacciato di tortura, rivelò il complotto. Riuscito a fuggire fu poi fatto uccidere da un conoscente dei Cenci, monsignor Mario Guerra, per impedirne ulteriori testimonianze. Anche Marzio da Fioran sottoposto a tortura confessò ma, messo a confronto con Beatrice, ritrattò e morì poco dopo per le ferite subite. Giacomo e Bernardo confessarono anch’essi. Beatrice inizialmente negò ostinatamente ogni coinvolgimento indicando Olimpio come unico colpevole, ma la tortura della corda ne vinse ogni resistenza e finì per ammettere il delitto.
L’esecuzione di Beatrice, della matrigna e del fratello maggiore avvenne in un’afosa mattina dell’11 settembre 1599 nella piazza di Castel Sant’Angelo gremita di folla. Tra i presenti anche Caravaggio ed altri personaggi illustri del tempo.
La decapitazione delle due donne fu eseguita con la spada. La prima ad essere uccisa fu Lucrezia, seguì poi Beatrice ed infine in maniera atroce Giacomo: seviziato durante il tragitto con tenaglie roventi, percosso a mazzate e infine squartato.
Molte sono le leggende che aleggiano intorno alla crudele e prematura fine di Beatrice, la più famosa è quella nella quale si narra che il suo fantasma apparirebbe la sera dell’11 settembre di ogni anno a mezzanotte, sugli spalti della Rocca di Petrella Salto.
Si dice che lo spettro della defunta passeggerebbe anche sugli spalti di Castel Sant’Angelo all’imbrunire. Molti affermano di aver visto una giovane donna vestita con abiti d’epoca camminare mestamente sui luoghi dove i Cenci furono giustiziati, essa ha la testa tra le braccia ed è preceduta da un leggero venticello che ne annuncia la comparsa.
Altri sostengono che il fantasma della nobildonna sia costretto a vagare per Villa Borghese poiché essa non può allontanarsi più di 200 metri da dove è custodito il dipinto che la raffigura. Essa vaga inquieta, nella vana speranza di trovare il corpo del suo fratellino Bernardo e seppellirlo in un luogo consacrato, per poter trovare finalmente la pace eterna, ma non sa che il fratellino allora giovanissimo venne risparmiato in extremis dal Papa, condannandolo a vita a remare sulle Galere Pontificie. Pochi anni dopo riuscì a comprare con una grossa somma di denaro la sua libertà.