Nell’incantevole paesaggio dell’Aspromonte, in Calabria, svetta maestosa la Pietra Cappa, un gigantesco monolite calcareo che si erge fino a 140 metri di altezza. Questa imponente formazione rocciosa è il monolite più alto d’Europa e, senza dubbio, uno dei tesori naturali più rilevanti all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte.
La storia di Pietra Cappa affonda le sue radici nell’Oligocene, un’epoca che risale a circa 33-23 milioni di anni fa, quando questa imponente massa di calcare e arenaria prese forma. Nel corso dei millenni, i venti e le piogge hanno scolpito la pietra, plasmandola nella maestosa figura che ammiriamo oggi.
Immersa in una lussureggiante foresta di faggi e castagni, Pietra Cappa regala panorami mozzafiato sulla valle sottostante. Ma la sua bellezza non si limita solo alla vista; essa rivela anche la sua importanza archeologica, con numerosi reperti risalenti al Paleolitico, al Neolitico e all’Età del Bronzo che sono stati scoperti nei suoi dintorni.
Il nome “Pietra Cappa” attinge alle sue antiche origini, citata in alcuni documenti medievali come “pietra Gauca,” ovvero la pietra vuota. Questo toponimo caratterizza l’intera Vallata delle Grandi Pietre, dove grotte frequentate in epoche passate dai monaci basiliani sono disseminate.
Le leggende che avvolgono Pietra Cappa sono numerose e affascinanti. Una di esse narra della connessione tra la pietra e i Cavalieri Templari. Si racconta che la zona in cui si erge il monolite fosse la patria della Decima Legione Fretense, legata al legionario che trafisse il costato di Gesù con una lancia.
Un’altra leggenda collega il gigante di pietra all’ordine di Sion, affermando che i monaci che fondarono l’ordine partirono da qui dopo aver avuto la rivelazione del Sacro Graal, la simbolica coppa del sangue di Cristo.
C’è chi addirittura sostiene che all’interno della cavità di Pietra Cappa alberghi un drago gigante e feroce, custode del tesoro dei templari o detentore del segreto per ritrovare la sacra coppa.
Ma forse la leggenda più celebre è quella che lega direttamente Gesù e i suoi discepoli a questo monumento naturale. Si narra che, durante una visita in Aspromonte, Gesù chiese ai suoi discepoli di raccogliere delle pietre. Solo Pietro raccolse un piccolo ciottolo, e in seguito, quando Gesù trasformò le pietre in pane, Pietro ritrovandosi tra le mani un piccolo pezzo di pane pensò che la prossima volta avrebbe raccolto un macigno. Gesù, capite le intenzioni di Pietro, fece raccogliere nuovamente altri sassi e questa volta Pietro ne prese una grande, ma Gesù non le ritrasformò. Pietro capì di aver peccato in malizia… chiese al Signore di poter trasformare la sua pietra in un grosso macigno ad imperitura memoria del suo errore così Gesù fece e trasformò quella pietra in quel monolite che ancora oggi vediamo.
Pietro, diventato il custode del Paradiso, si trovò faccia a faccia con il sergente che aveva schiaffeggiato Gesù al Sinedrio. Il sergente fu trascinato fino ad Aspromonte e rinchiuso all’interno di Pietra Cappa, destinato a rimanervi fino al Giudizio Universale, continuando a percorrere la sua prigione e colpendo le pareti.
Da allora, si racconta che in giornate ventose si possano udire le urla disperate del sergente all’interno di Pietra Cappa, un lamento che si staglia nell’aria, testimonianza eterna di un destino segnato.
Oggi, Pietra Cappa continua ad attirare escursionisti avventurosi desiderosi di sfidare il sentiero che conduce alla sua cima, partendo dal pittoresco paese di Natile Superiore.
In definitiva, Pietra Cappa è un luogo unico e affascinante, una testimonianza straordinaria della storia naturale e culturale della Calabria che merita sicuramente di essere esplorato e ammirato.