IL MISTERIOSO E INDECIFRABILE MANOSCRITTO VOYNICH

 IL MISTERIOSO E INDECIFRABILE MANOSCRITTO VOYNICH
Manoscritto Voynich

Quando Umberto Eco visitò la Beinecke Library dell’Università di Yale, l’unico manoscritto della collezione che chiese di sfogliare fu il Voynich.

Il manoscritto Voynich

Questo manoscritto, decisamente singolare nel suo genere, deve il suo nome al mercante di libri di origine polacche Wilfrid Voynic, che lo acquistò nel 1912 dai gesuiti nei pressi di Frascati. Padre Giuseppe Strickland, traduzione di Joseph Strickland (1864-1915), era un religioso gesuita che vendette a Voynich una trentina di volumi della libreria del collegio gesuita di Villa Mondragone, al fine di ottenere i fondi necessari alla ristrutturazione della villa.

Il piccolo volume lungo 16cm, alto 22cm e spesso 5cm è scritto su pergamena di vitello, formato da 116 fogli divisi in 20 capitoli, alcuni fogli, 14 per la precisione, sono andati perduti. Altri invece più grandi del libricino e quindi ripiegati sono composti da più pagine. Lo stesso Voynich dichiarò che il testo conteneva piccole annotazioni in greco antico, datandolo al XIII secolo.

Al suo interno Voynich trovò una lettera datata 19 agosto 1666 del rettore dell’Università di Praga Johannes Marcus Marci (1595-1667)  nonché medico reale di Rodolfo II di Boemia all’amico autore Athanasitus Kircher quando gli inviò il libro per farlo decifrare.

Nella lettera, Marci dichiarò di aver ereditato il Manoscritto Voynich da un suo amico, che successivamente si scoprì essere un alchimista di nome Georg Baresch, e che prima ancora fosse appartenuto all’imperatore Rodolfo II che l’aveva acquistato per la folle cifra di 600 ducati ritenendolo opera di Ruggero Bacone,  meglio conosciuto come Doctor Mirabilis (1214-1294) considerato uno dei maggiori pensatori del suo tempo: frate francescano e  filosofo, scienziato, teologo ed alchimista inglese.

Il manoscritto successivamente passò da Voynich a Hans Peter Kraus, noto commerciante ed esperto di libri antichi,  che lo donò all’Università di Yale, dove si trova ancora oggi, conservato nella Beinecke Rare Book and Manuscript Library, archiviato e inventariato con il numero “MS 408”.

Cosa rende così particolare il Manoscritto di Voynich?

Il testo è scritto in un alfabeto unico e ancora indecifrabile, anche se sono state riconosciute dalle 20 alle 28 possibili lettere, che non hanno comunque nessun legame con gli alfabeti conosciuti. L’ipotesi più accreditata è che siano stati usati due alfabeti diversi e complementari e quindi che gli autori siano vari. La cosa che ha colpito di più è l’assoluta mancanza di errori e cancellature, cosa che solitamente è facilmente riscontrabile nei manoscritti.

Inoltre le parole hanno ripetizioni frequenti di sillabe. Questo spinse due studiosi, William Friedman e John Tiltman, a ipotizzare che fosse scritto in una lingua filosofica: lingua artificiale in cui ogni parola è composta da un insieme di lettere o sillabe che fanno riferimento alla divisione dell’essere in categorie. L’esempio più noto di lingua artificiale è l’idioma analitico di John Wilkins: (14 febbraio 1614–19 novembre 1672) religioso, scrittore, e filosofo naturalista britannico, è stato il fondatore dell’Invisible College e della Royal Society. Vescovo di Chester dal 1668 fino al giorno della sua morte è stato il protagonista dell’organizzazione della ricerca scientifica a Londra e Oxford.

L’ipotesi darebbe una spiegazione alla ripetizione delle sillabe, ma ancora nessuno è riuscito a dare un senso logico ai prefissi e ai suffissi usati nel manoscritto Vonych. Tra l’altro, le prime lingue filosofiche risalirebbero a epoche successive alla probabile compilazione del manoscritto.

C’è poi un’ipotesi completamente opposta; ossia è stato lo stesso manoscritto a dare origine alla lingua artificiale. Si hanno prove certe che Johannes Marcus Marci era in contatto con Juan Caramuel y Lobkowitz, l’autore del libro Grammatica Audax che ispirò Wilkins nella creazione del suo idioma.

Il Manoscritto Vonych presenta inoltre una notevole quantità di illustrazioni a colori, che rappresentano diversi oggetti e figure.  I disegni sono la parte più significativa di tutto il manoscritto e sono stati scelti come riferimento per la divisione dello stesso in sezioni a seconda del tema che propongono:

manoscritto VoynichLa sezione I chiamata Botanica, è compresa nei primi 66 fogli e contiene 113 disegni di piante sconosciute.

La sezione II chiamata Astronomica o astrologica è compresa tra dal fogli 67 al 73 e presenta 25 diagrammi relativi alle stelle. Nonostante sia difficile capire quale sia effettivamente il soggetto di questa sezione, è possibile riconoscere alcuni segni zodiacali.

La sezione III è chiamata biologica, per via delle numerose figure femminili nude rappresentate ed è compresa tra i fogli 75 e 86.

Subito dopo questa sezione è presente un foglio ripiegato sei volte, dove sono raffigurati nove medaglioni con immagini di stelle o figure verosimili a cellule, fiori e fasci di tubi.

La sezione IV compresa tra i fogli 87 e 102 è detta farmacologica, perché sono rappresentate immagini di ampolle e fiale simili a quelle dei contenitori che potevano trovarsi nelle antiche farmacie. In questa sezione si possono trovare disegni di piccole piante e radici, forse erbe medicinali.

L’ultima sezione del manoscritto è compresa tra il foglio 103 e arriva fino alla fine. Si pensa sia un indice essendoci solo delle stelline alla sinistra di alcune righe scritte.

Il manoscritto Voynich è  insolito e misterioso e ha ispirato molti scrittori che lo hanno inserito in modo più o meno esplicito nelle loro opere:

ad esempio Colin Wilson, lo cita nel suo racconto Il ritorno dei Lloigor e nel suo romanzo Specie immortale – The Philosopher’s Stone. Lo scrittore italiano Valerio Evangelisti nella sua Trilogia di Nostradamus, lo paragona all’Arbor Mirabilis facendolo diventare un testo esoterico, perno di una intricata storia attraverso la storia francese del XVI secolo.

Il manoscritto Voynich è inoltre il protagonista del romanzo Il manoscritto di Dio di Michael Cordy in cui una docente dell’Università di Yale riesce in parte a decifrarlo e scopre essere una mappa per trovare il Giardino dell’Eden.

Nel romanzo Olympos di Dan Simmons anche se non è nominato in modo esplicito, il manoscritto Voynich viene descritto in modo preciso e minuzioso. Poche pagine dopo viene citato il collezionista di libri rari Wilfrid Voynich anche se non ci sono correlazioni tra i due nomi. 

Mistero e suspance aleggiano intorno al manoscritto e ovviamente lui non poteva mancare: Martin Mystère, eroe dell’omonima serie a fumetti edita da Sergio Bonelli Editore, si trova alle prese con monaci benedettini e francescani, un’intelligenza artificiale, uomini in nero, Atlantide, un fanatico tele-predicatore e un’oscura minaccia che sta per annientare il pianeta.

Il manoscritto Voynich nonostante la notizia di alcuni studiosi che sono stati in grado di decifrarlo, rimane a tutt’oggi un mistero.

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29 Aprile 2022Comments Off
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