Alcuni dei megaliti di Stonehenge erano probabilmente già in quel luogo e casualmente allineati con il Sole al solstizio d’estate.
È facile spiegare perché anche solo la parola “Stonehenge” sia così carica di emozioni: è uno dei siti archeologici più antichi e misteriosi dell’umanità, misterioso nonostante le tante scoperte degli ultimi anni, sia per le affascinanti ipotesi che si sono fatte sul suo scopo, sia per i pesanti megaliti – che l’ipotesi corrente vuole siano stati trasportati da circa 30 chilometri di distanza con “tecnologie” di 5.000 anni fa. Adesso, però, uno studio pubblicato con un’edizione speciale di British Archaeology potrebbe mandare in fumo proprio le più consolidate ipotesi sui megaliti.
L’Archeologo Mike Pitts, che fino al 2008 è stato direttore dei lavori di Stonehenge, ha dimostrato che due dei più grandi sarsen, così sono chiamate le gigantesche pietre del cerchio più esterno della struttura, erano lì da milioni di anni, perciò ben prima che arrivassero gli uomini.
Fu il casuale allineamento con il Sole del solstizio, notato da coloro che ripopolarono la Gran Bretagna dopo l’ultima glaciazione, a dare a quel sito un senso di magico. La Heel Stone, il più grande dei megaliti (pesante circa 30 tonnellate), che indica il punto in cui il sole sorge in piena estate e tramonta in pieno inverno, si trova a 75 metri dal centro del cerchio di pietre.
Nel corso del tempo, parliamo di milioni di anni, la maggior parte di quelle rocce sono sprofondate nel suolo lasciando in superficie solo delle pietre qua e là. Casualmente, alcune si sono trovate allineate con il solstizio d’estate. «Furono le pietre che resero Stonehenge il centro del mondo preistorico, non il contrario», ha dichiarato Pitts: «è difficile pensare che se si vuole spostare una pietra di quelle dimensioni non la si lavori prima di muoverla, così da renderla più leggera. Hell Stone, invece, non è lavorata quindi significa che è sempre stata lì.»
Lo scavo vicino a Heel Stone non è l’unico: c’è almeno un altro caso analogo più vicino al centro del cerchio. «La spiegazione più probabile», afferma Pitts, «è che anche quel pozzo contenesse un sarsen. È dunque possibile che alla fine dell’era glaciale avessimo due sarsen visibili e molto grandi, probabilmente i due più grandi sulla piana di Salisbury, in linea con l’asse del Sole di mezza estate all’alba e al tramonto.»
Fonte: Focus.it