Le storie che vi racconteremo sono le tre leggende che caratterizzano il Castello di Gorizia, ma prima di esporle un piccolo escursus storico non guasta.
Il castello, risale al secolo XI. Situato sul colle che domina la città, dona una spettacolare vista panoramica di Gorizia e del territorio circostante. Il suo aspetto presente è differente da quello originario. Dell’antico mastio, abbattuto dai veneziani, restano oggi solo le fondamenta visibili all’interno della corte dei Lanzi. Al castello si arriva attraverso la Porta Leopoldina, costruita nel 1660 in onore dell’imperatore Leopoldo d’Asburgo.
Il maniero cambiò più volte padrone, passando dai conti di Gorizia al dominio asburgico, con le brevi parentesi veneziana e napoleonica. Il castello fu bombardato durante la prima guerra mondiale. L’opera di ricostruzione, avviata nei primi anni del XX secolo, ha donato al castello l’attuale aria medioevale.
E ora le tre leggende:
L’Avida Caterina….
Nelle notti d’estate, una dama passeggia sui torrioni del vecchio castello: è lo spirito di Caterina, moglie del Conte Enrico. Ci troviamo a cavallo tra il XIV e XV secolo. Caterina era un donna avida e sanguinaria e dopo la morte prematura di suo marito, si suppone avvelenato da sicari degli Estensi, lei continuò a vivere nel castello, in compagnia di un solo servitore, Giuseppe. Il Castello era difeso da sette feroci mastini, che servivano a tutelare l’enorme tesoro che la Contessa e il suo consorte avevano sottratto in modo non limpido ad altre persone. Solo Giuseppe conosceva dove il forziere di ferro era sotterrato.
Una notte, al Castello si presentò un cavaliere che era in viaggio per Aquileia con l’incarico consegnare un sacchetto di monete d’oro al Patriarca Grimani. Il viaggiatore rivelò alla Contessa il motivo del suo viaggio. Ovviamente la Contessa, data la sua innata avidità pensò di impadronirsi di quelle monete e nella notte lei ed il suo servitore uccisero il cavaliere.
Pare che non fu il solo a morire in questo modo, altri vennero derubati e poi uccisi. Ma anche per la Caterina arrivò una morte misteriosa: una mattina Giuseppe la trovò esanime sul pavimento della sua stanza. Il servitore non le diede nemmeno sepoltura, la leggenda vuole che il demonio venne e si impadronì del corpo e dell’anima della Contessa.
Anche di Giuseppe non si seppe più nulla.
Il favoloso tesoro non venne mai ritrovato e si narra che sia stato il diavolo stesso a portarselo con sé.
Il fantasma di Caterina sembra aggirarsi ancora di notte nel castello e alcune volte è visibile dall’esterno tra le merlature dei torrioni e dei camminamenti e, per chi è così fortunato da incontrarla, la stessa potrebbe rivelargli il luogo dove il tesoro è nascosto, liberando così la sua anima dai vincoli di questa terra.
La strega Serafina
Molto poco si conosce di questa entità che si potrebbe incontrare sui bastioni delle mura del castello. La leggenda dice che sia una portatrice di sventura. Il suo potere negativo sembra derivare dal freddo sguardo di cui è dotata. Alcuni racconti sostengono che per chi la guardi negli occhi, la morte sopraggiunga entro un mese. Altri dicono che incrociando il suo sguardo si vada incontro ad un triste fato: lo sfortunato verrebbe preso e portato lontano e non tornerebbe più.
Il nano buono dei sotterranei
Un altro incontro tra le mura del castello potrebbe essere quello con un nano buono che abita nei sotterranei della fortezza e che sembra sia dedito a fondere metalli preziosi. La creatura non è malvagia e vivrebbe nei meandri sotterranei del maniero, che sembra siano collegati a vari punti della città e che, sempre secondo racconti popolari, siano serviti, nel tempo, a compiere crimini di ogni sorta o a roccambolesche fughe.
“Dove i cinque sensi non bastano, ricordiamoci che abbiamo il sesto!”