Picatrix, si chiama cosi il più temuto trattato di stregoneria che nel Medioevo venne tradotto dall’arabo al latino a Brisighella, piccola cittadina dell’entroterra Romagnolo, ad opera di un monaco.
Il libro di magia è citato da Umberto Eco nel suo “Il Pendolo di Foucault”, ed è conservato al British Museum di Londra sotto il nome “Manoscritto Sloane 1305”. Anche la biblioteca dell’Arsenale di Parigi ne possiede una copia così come la Niedersachsische Landsbiblioteche di Hannover, segnato MS IV 397. Il testo, scritto originariamente in arabo nel XI secolo, fu tradotto in Europa nel 1256 proprio a Brisighella, il che darebbe a questa cittadina il diritto di aver diffuso nel mondo un satanico best-seller, il cui contenuto andava dalla formula per distruggere una città, alla creazione del “raggio del silenzio”, dal disegno di macchine volanti alla formula per influenzare e uccidere una persona a distanza. Nel ‘500 il Picatrix, oltre ad esser messo all’indice dei libri proibiti, fu esecrato persino dai più accaniti astrologi e negromanti, al punto che Cosimo III de’ Medici lo fece buttare al rogo insieme ad altri libri ritenuti empi. Certamente il libro resta importante nel panorama dei manoscritti astronegromantici giunti da un oscuro passato.
Qualcuno dice che i terremoti che scuotono a volte Brisighella siano tenuti a bada da un sortilegio del Picatrix, o perché la vena del gesso funge un po’ come un ammortizzatore? chissà!
fonte: brisighellaierieoggi