Poveglia è un’isola della laguna veneta che ha avuto una storia gloriosa. L’isola venne insediata durante le invasioni longobarde dai fuggiaschi dalle città di Padova ed Este. Il ruolo di Poveglia fu di primo piano nella storia della Serenissima fino ad arrivare al 1378, quando si scatenò la guerra di Chioggia fra Venezia e Genova. I civili dell’isola vennero sfollati a Venezia e, a Poveglia dov’era già presente un castello, venne fortificata e creata un’isola ottagonale (Ottagono Poveglia) da adibirsi come postazione per batterie d’artiglieria. A fine guerra, nel 1381, Poveglia ne uscì rasa al suolo, diversi Dogi provarono a riabilitare l’isola dopo quella data, ma ormai non vi erano più abitanti disposti a trasferirvisi.
Da qui in avanti Poveglia diventa protagonista di ciò che interessa a noi. Nel 1782 il Magistrato della Sanità adibì Poveglia a controllo sanitario di uomini e merci e da lazzaretto. Non erano più i tempi della “Morte Nera” del 1347 (vera apocalisse che ridusse di un terzo la popolazione europea) ma i casi di peste, febbre gialla o vaiolo erano ancora comuni e, per scarsità di fondi e scarso interesse nei confronti dei malati, i portatori di malattie infettive venivano lasciati al loro destino nell’isola in attesa del loro decesso. Tutt’ora nell’isola ne riaffiorano gli scheletri delle fosse comuni. Ovviamente a metà dell’800 il lazzaretto non aveva più senso d’esistere e Poveglia venne nuovamente abbandonata a sé stessa.
Ed improvvisamente, mentre nascevano numerose leggende sull’isola riguardanti i morti di peste, Poveglia ebbe una nuova primavera nel 1922. Una nuova primavera triste dalle sfumature malsane ed inquietanti con la costruzione di un manicomio. Il regime fascista aveva identificato in Poveglia il luogo migliore dove poter portare i malati irrecuperabili, lontani da occhi indiscreti, e poter sperimentare su di loro. Ufficialmente gli archivi fascisti hanno sempre classificato la struttura come “casa di riposo per anziani” (come a voler tenere il più nascosto possibile la sua esistenza), ma le testimonianze e la struttura che tutt’ora è sull’isola non lascia dubbi che si trattasse di ben altro. Elettroshock, iniezioni di farmaci sperimentali, bagni gelati, lobotomie, nell’ospedale si curavano i malati con le peggiori cure dei manicomi dell’epoca.
Sono numerosissime le testimonianze di persone che asserivano che, oltre ai trattamenti disumani ricevuti durante il giorno, si accompagnavano le visite notturne di ombre nere che spaventavano i malati. Nessuno del personale del manicomio diede mai credito alle dicerie dei malati, tuttavia la notte era facile sentire lamenti, sussurri, mormorii, anche dove non c’era nessuno. Gli appestati erano tornati a far visita ai viventi? erano le fantasie dei ricoverati già affetti dalle loro turbe psichiche?
Nel 1946, dopo la fine della guerra e la caduta del fascismo, il manicomio venne chiuso e Poveglia tornò ad essere disabitata. Non vi sono rotte ufficiali per recarvisi, tuttavia vi sono una schiera di turisti, italiani e non, che ogni tanto si recano nell'”isola nera” e ritornano con racconti macabri e spaventosi.