Nel 1504, Cesare Borgia, noto anche come il Duca Valentino o il Dragone, regnava con fermezza sulle turbolente terre di Romagna, sottomettendo la regione all’obbedienza e all’ordine. Tuttavia, il suo dominio ebbe una brusca fine quando Imola, il quartier generale del duca, precipitò nell’anarchia.

Cesare Borgia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La lotta per il potere, già intrisa di sangue, si riaccese tra guelfi e ghibellini. I guelfi, seguaci del Papato sotto la guida di Guido Vaini, si scontravano con i ghibellini, sostenitori dell’Impero e guidati da Giovanni Sassatelli, noto come il “Cagnaccio”.

Il 24 giugno, Vaini, precedentemente esiliato da Imola, fece il suo ritorno in città con un esercito di mercenari. Il suo scopo era ristabilire il controllo sulla città e vendicare l’assassinio di uno dei suoi capitani da parte di Gentile Sassatelli, fratello di Giovanni.

L’assalto di Vaini e dei suoi uomini al Palazzo Sassatelli, roccaforte della famiglia ghibellina, fu brutale e perdurò per tutta la notte. I ghibellini, impreparati all’attacco, furono rapidamente sopraffatti.

GIOVANNI SASSATELLi Detto il Cagnaccio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al sorgere del sole, l’esercito di Vaini, rinforzato dalle famiglie ghibelline, prese il controllo del centro della città. I Sassatelli cercarono rifugio nel loro palazzo, ma ben presto furono circondati e l’edificio fu assalito.

Giovanni Sassatelli, noto come “il Cagnaccio”, era un uomo spietato che non esitava a usare la forza per difendere la sua città e la sua famiglia. Ma le sue forze erano insufficienti di fronte a Vaini. Alla fine, i Sassatelli caddero, consentendo a Vaini e ai suoi uomini di entrare nel palazzo e commettere un massacro, colpendo senza pietà alcuna uomini, donne e bambini. Gentile Sassatelli fu particolarmente bersaglio della vendetta di Vaini, subendo numerosi colpi di pugnale, tra cui l’atroce mutilazione del suo membro, che gli fu conficcato in gola, come ritorsione per aver sedotto e abusato della donna sbagliata vicina al Vaini qualche anno prima.

La battaglia di Vicolo Inferno, così chiamata in seguito a questa carneficina, segnò una pagina sanguinosa nella storia di Imola. Il vicolo, precedentemente noto come Vicolo Alidosi, venne ribattezzato per ricordare il massacro.

Vicolo Inferno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La battaglia determinò la fine del dominio ghibellino a Imola, con i guelfi guidati da Vaini che presero il controllo della città per gli anni a venire. L’eventuale coinvolgimento di Cesare Borgia nella battaglia è ancora oggetto di dibattito tra gli storici, alcuni sostenendo che ne fosse direttamente responsabile, altri che ne avesse solo approvato i piani.

Quello che è certo è che la vittoria di Vaini a Imola fu un trionfo per Borgia, riconquistando la città sotto il suo dominio e consolidando il suo potere nell’Italia centrale.

La battaglia di Vicolo Inferno rappresenta un episodio cruciale nella storia di Imola, plasmando l’identità della città. Ancora oggi, nelle buie notti del 24 giugno, si racconta di udire gli echi di quella sanguinosa battaglia passeggiando per Vicolo Inferno, con grida e il suono di bombarde nel flebile vento di giugno.

 

 

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Redazione MT

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