Quella mattina di 111 anni fa nei pressi del fiume Tunguska Pietrosa, al centro della Siberia, una forza equivalente ad almeno mille bombe atomiche di Hiroshima si abbattè sulla taiga. La più grande esplosione naturale a memoria storica sulla Terra. Ma nessun cratere, niente resti di corpi celesti.
Oltre 2 mila km2 di foresta devastati, decine di milioni di alberi abbattuti (forse 80 milioni), un boato che venne avvertito a più di mille chilometri di distanza, vetri rotti per centinaia, una forza d’urto che sulla Transiberiana, 600 km più a sud, costrinse a fermare un intero convoglio ferroviario. Una potenza stimata tra i 10 e 50 megatoni. Ma niente, né le spedizioni russe, né quelle internazionali hanno mai trovato conferme di crateri, resti di corpi celesti, prove concrete di cosa sia stato. Persino le tracce di iridio non sono giudicate particolarmente significative dagli scienziati, cosa alquanto strana perchè appunto la presenza anomala di questo metallo pesante di solito testimonia impatti di meteore. Eppure cos’altro potrebbe essere stato se non appunto un meteorite?
La tesi più quotata finora è che si sia trattato di una cometa, cioè un meteorite composto prevalentemente da ghiaccio. Il corpo celeste esplodendo nell’atmosfera ad una distanza tra i 5 e 10 km dal suolo, per via dell’aria compattata e riscaldata davanti a sé dalla sua stessa massa e velocità (tra i 30 e 60 mt di diametro lanciati a 50mila km/h), si sarebbe completamente distrutto prima di toccare terra trasformando tutta la sua energia cinetica in calore e onda d’urto. Questo spiegherebbe tutto – quasi. Spiegherebbe perchè non vi siano crateri da impatto – dal momento che l’impatto non ci sarebbe appunto stato, spiegherebbe la mancanza di resti – essendo la cometa composta prevalentemente da ghiaccio, il perchè gli alberi più vicini all’epicentro fossero rimasti sì spogli e bruciati ma in piedi – l’energia su di loro sarebbe arrivata verticale mentre a quelli in periferia l’energia sarebbe arrivata con l’inclinazione giusta per abbatterli, spiegherebbe la scarsa presenza di iridio – abbondante nei meteoriti ma scarso nelle comete.
Rimangono però un paio di cose poco chiare e che in tutti questi anni hanno dato modo alle fantasie più audaci di sbizzarrirsi nelle più svariate ipotesi alternative – se fosse stato un corpo composto prevalentemente da ghiaccio, non avrebbe dovuto iniziare a surriscaldarsi, scomporsi e creare la ‘coda’ tipica delle comete non appena in contatto con la stratosfera, cioè già una cinquantina di chilometri prima di esplodere dove hanno calcolato gli scienziati? Questa coda non l’avrebbe dovuta vedere mezzo mondo? Come mai alcun testimone oculare ne parla e gli intervistati durante le spedizioni di Leonid Kulik degli anni ’30 riferiscono invece di una enorme vampata di calore e due differenti onde d’urto? Per altro nessuna cometa è mai veramente composta SOLO da ghiaccio, rocce e metalli ci sono sempre, se non veri e propri nuclei. Insomma la cometa è un’ipotesi assolutamente plausibile ma non del tutto scientificamente dimostrata. Questo non può che alimentare ancora oggi la curiosità su questo che tanto è vero, viene definito ufficialmente in occidente ‘l’evento’ di Tunguska e in Russia ‘il fenomeno’ di Tunguska ma non il ‘meteorite’ o la ‘cometa’ di Tunguska.
Una decina di anni fa una spedizione scientifica italiana di ricercatori del Cnr e delle Università di Bologna e Trieste (Luca Gasperini, Francesca Alvisi, Gianni Biasini, Enrico Bonatti, Giuseppe Longo, Michele Pipan e Romano Serra) scommetteva di aver trovato la soluzione al mistero. Secondo questi, grazie alle loro spedizioni, iniziate già nel 1991, i cui risultati vennero pubblicati in varie riviste scientifiche, si sarebbe finalmente riusciti ad individuare il luogo di impatto. Un certo risalto venne dato anche dai media italiani – La Repubblica nel 2010 titolava: “Cnr, svelato il mistero di Tunguska – Trovato il cratere del meteorite”. In realtà il lago Čeko, quello che i nostri ricercatori affermano dover essere con ottime probabilità formato proprio dal cratere di impatto, se lo andiamo a vedere dalle foto originali o dal satellite, e non dalla ricostruzione del fondale fatta al computer e pubblicata sul giornale, non ha proprio niente di anomalo. Un normalissimo lago di 50 mt profondità massima, formato dal fiume Kimciu che ne è sia immissario che emissario. I sovietici già negli anni sessanta lo avevano escluso come possibile cratere perchè ritenuto di formazione naturale e ben antecedente al 1908. La ricerca italiana servì più che altro a ravvivare la curiosità degli stessi russi che nel 2016 demolivano definitivamente l’ipotesi con ulteriori studi che ne confermavano l’inesattezza. Anche il misterioso cerchio brullo in mezzo alla foresta che vedete pubblicato su internet quando ricercate sui motori di ricerca ‘Tunguska’ in realtà non è altro che una delle tante zone di tundra in cui non cresce nulla semplicemente perchè palude acquitrinosa.
Pensate che nel 1970 il giornale sovietico ‘Natura’ (Природа) pubblicava la lista di tutte le ipotesi più o meno scientifiche fatte fino ad allora sulle possibili cause del fenomeno. Ebbene, il totale era di 77 differenti ipotesi! Ancora più curioso pensare che dopo quella data altre ipotesi ancora si sono aggiunte e chissà quanto sarebbe lunga adesso la lista a volerle elencare tutte. Limitiamoci quindi alle più suggestive e accontentiamoci di questo piccolo elenco:
- BUCO NERO – Nel 1973 i fisici Michael Ryan e Albert Jackson dell’Università del Texas ipotizzarono che l’evento fosse stato causato dal passaggio di un mini buco nero che avrebbe attraversato tutto il pianeta come una pallottola. Nonostante non si sia mai trovata traccia di perturbazioni sul lato del ‘foro di uscita’ dall’altra parte del mondo e nonostante che la teoria fosse basata praticamente sul nulla, Ryan e Jackson ci fecero parecchie pubblicazioni, conferenze e raccolsero buoni fondi per le loro ricerche. Dovete sapere che tante volte le pubblicazioni ‘scientifiche’ nascono proprio così – gli scienziati moderni in fondo assomigliano molto ai giornalisti, ogni tanto ne sparano una giusto per attirare un po’ l’attenzione e fare qualche lettura in più, null’altro.
- IPOTESI UFOLOGICHE – Qui c’è dentro di tutto e di più. Ogni tanto ne usciva, e continua, ad uscirne una nuova. Navi stellari che esplodono, alieni che atterrano, che fanno esperimenti, che si sacrificano per noi facendosi scudo di un asteroide che ci avrebbe estinti etc…
- BOMBA H – Ipotesi di una esplosione termonucleare generata forse dall’impatto di una cometa carica di deuterio. Solo che se esistessero comete di questo tipo gli astronomi dovrebbero ricominciare tutti da capo i loro studi sulle comete. D’altra parte un altro tipo di detonazione nucleare nel 1908 sarebbe stata ancora più improbabile ma, appunto questo, incuriosisce ancora di più gli amanti dell’esotico scientifico e, per paradosso, accredita l’ipotesi, magari di un esperimento nucleare già a quei tempi.
- ANTIMATERIA – Esiste anche questa bizzarra ipotesi dell’incontro di un fascio di antimateria proveniente dallo spazio, magari generato da una esplosione stellare. Il contatto avrebbe generato annichilazione e produzione di energia pura (E=mc2). Secondo questa teoria si sarebbe potuto trattare anche addirittura di una intera piccola meteora fatta tutta di antimateria. L’annichilazione spiegherebbe il fatto che non si siano trovati resti né crateri da impatto ma l’idea è veramente bizzarra e pare tragga credito più che altro dal fatto che di antimateria ne sappiamo tutti ancora molto poco.
- TESLA – Una ipotesi estremamente improbabile, ma forse proprio per questo molto amata e anche relativamente diffusa, è quella dell’esperimento di Tesla. Che c’entra Tesla? Tesla c’entra perchè, a parte essere considerato il genio incompreso per antonomasia, agli inizi del secolo scorso aveva fatto costruire la famosa Torre di Wardenclyffe a Long Island per il trasferimento di informazioni ed energia senza fili. Completata nel 1904 non fu mai operativa e venne abbattuta nel 1917. La versione ufficiale è che il progetto di Tesla fosse semplicemente non realizzabile, quella che circola su internet è che il magnate Morgan che lo aveva finanziato, abbandonò l’impresa e la fece fallire quando si accorse che Tesla voleva produrre energia per tutto il mondo a costo zero. La leggenda continua con Tesla che fa incredibili esperimenti e Tuguska, appunto, il risultato di uno di questi. Inutile contestare questa ipotesi agli adepti dello scienziato serbo – Tesla per molti è ben più di uno scienziato geniale e visionario, Tesla per costoro è una vera e propria religione.
- ESPLOSIONE DI GAS METANO – L’intera Siberia è ricca di giacimenti di gas metano. Nel 1994 gli scienziati Vladimir Epifanov e Wolfang Kundt ipotizzarono che movimenti tettonici potessero aver liberato una grande quantità di gas dal sottosuolo che sarebbe andata a formare una nube poi esplosa al mattino di quel 30 giugno non appena il sole dell’estate siberiana fosse stato abbastanza in forze da surriscaldarla a sufficienza. Questa ipotesi però sarebbe in contrasto con le testimonianze di chi giurava di aver visto una palla di fuoco tagliare l’aria.
- MONTATURA – Inverosimile per inverosimile, c’è anche chi ha ipotizzato che in realtà quel giorno non sia successo nulla di tanto straordinario sui cieli della Tunguska. Quei milioni di alberi abbattuti non sarebbero stati altro che opera di una tribù di evenki che semplicemente a partire dagli anni venti si mise ad abbattere gli alberi della zona per far spazio ai pascoli delle proprie renne. Poco probabile ma è un’ipotesi che trae origine dal fatto che le foto delle famose spedizioni di Leonid Kulik furono scattate a partire da ben vent’anni dopo l’evento e ancora gli alberi erano tutti o piegati o bruciati. Poco cresceva ancora in terra. Sembrano foto di un evento appena accaduto. Strano.
Insomma a 111 anni di distanza Tunguska è ancora avvolta da un alone di mistero. Buona opportunità per il Parco Nazionale della Tunguska che oggi sorge proprio sugli spazi dell’evento. Una preziosa occasione di turismo in una delle zone più sperdute e disabitate del pianeta. Qui vengono ogni anno curiosi da tutte le parti del mondo in escursione per farsi ognuno un’idea di quell’evento del 1908, ognuno con la speranza di inciampare per caso magari sul cratere da impatto o trovare i resti dell’astronave aliena esplosa. A proposito, il volo Mosca-Vanavara (città più vicina) non costa pochissimo (sui 200 euro a tratta) inoltre diretto non esiste e tocca fare scalo a Krasnoyarsk per attendere una coincidenza assurda. Poi c’è il trasferimento al parco. Due giorni solo di viaggio e partendo da Mosca. Eppure i veri appassionati dicono ne valga la pena.
di Alessio Trovato
Fonte: Sputnik Italia