La lettera al Diavolo è uno dei misteri siciliani più enigmatici e affascinanti. Un algoritmo è riuscito ad interpretarne il contenuto. Ecco come
La Sicilia è una terra di miti, leggende… e misteri. Tra questi ultimi forse uno, dopo ben 341 anni, sta per essere svelato: quello della lettera al Diavolo. Secondo la leggenda, suor Maria Crocifissa della Concezione avrebbe lottato con Satana in persona per scrivere una delle lettere più misteriose della storia di tutti gli epistolari…14 righe decifrate, solo di recente, da un gruppo di ricercatori attraverso un software, scaricato dal deepweb, che viene utilizzato, ad esempio, dall’intelligence turca per decrittare i messaggi dell’Isis. L’equipe, formata da fisici e informatici di Catania, hanno cercato di dare un senso compiuto a caratteri provenienti dall’alfabeto latino, greco, cirillico, runico e da quello degli yazidi, popolo adoratore del Diavolo che abitò il Sinjar iracheno prima della comparsa dell’Islam.
La tradizione, a dir poco avventurosa, suona così: “Forse ormai certo Stige” (lo Stige è uno di cinque fiumi degli Inferi secondo la mitologia greca e romana) e poi: “Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini, ohimè” e infine: “un Dio che sento liberare i mortali”. Ma facciamo un passo indietro nella storia. Era l’11 agosto 1676 e, nel Monastero di clausura di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, nota come “la città del Gattopardo”, Suor Maria Crocifisa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi, venne trovata seduta a terra nella sua cella, con mezza faccia imbrattata di nero inchiostro, il respiro affannoso, il calamaio sulle ginocchia, un foglio tra le mani scritto in alfabeto incomprensibile…. Una lettera, racconterà poi la suora alle consorelle, dettata da Satana in persona al termine di una lotta estenuante con un gruppo di demoni.