
Il castello che cela questa leggenda è situato sulla cima del Monte Pezzulano (467 m s.l.m.) poco al di sopra del centro abitato e si raggiunge dal cuore del centro storico medievale di Avigliana (Piazza Conte Rosso) mediante un corto sentiero. Dalle rovine del “Castrum” si può godere di un meraviglioso panorama sui Laghi di Avigliana, specialmente su quella del Lago Grande, sulle colline circostanti e sulla Sacra di San Michele, altro magnifico scrigno di misteri e leggende di cui ci siamo precedentemente occupati. Se ve li siete persi o non ancora letti potete “klikkare” direttamente questo link per essere catapultati in quelle magiche atmosfere 😉

Castello di Avigliana
Facciamo un salto indietro nel tempo e vediamo qualche cenno storico per capire al meglio la nostra leggenda.
I primi insediamenti cominciano nel VI secolo dopo cristo dove Longobardi e romani lasciarono il segno dei loro passaggi per poi arrivare al 942 quando il marchese torinese Arduino Glabrione, fece costruire il castello. Con i Savoia, Avigliana divenne un luogo chiave nella storia piemontese: la famiglia scelse infatti il castello come propria residenza.
Il Castello, con il passare del tempo, venne distrutto e ricostruito varie volte e ogni volta veniva ingrandito, migliorato e trasformato; finche diventò un fastoso fortilizio dove il 24 Febbraio 1360 nacque Amedeo VII denominato “Il Conte rosso”; fino ad essere distrutto definitivamente nel 1691 per mano delle truppe francesi guidate dal maresciallo Nicolas Catinat che mediante l’uso delle mine lo lasciò nello stato attuale come lo vediamo oggi. Rimangono visibili l’impianto delle mura esterne ellittiche e qualche camminamento delle torri di guardia.

Maresciallo Nicolas Catinat
Una delle nostre storie risale al 1368, quando nel castello vi fu imprigionato in attesa della condanna a morte per annegamento nel Lago di Avigliana, Filippo II di Savoia-Acaia, il principe ribelle che aveva governato Torino per conto di Amedeo VI di Savoia, denominato il Conte Verde.
Il Conte Verde condannò il cugino Giacomo D’Acaja a diseredare il figlio Filippo, e che quest’ultimo decise di non restare a guardare passivamente. Difatti, rifugiatosi ad Alessandria, nel 1367 Filippo D’Acaja organizzò una piccola armata per vendicarsi di Amedeo VI. Il suo impeto non lo portò comunque al risultato sperato: l’esercito sabaudo sconfisse facilmente la compagine di Filippo D’Acaja, che venne fatto prigioniero. Condannato a morte per annegamento, Filippo il 21 dicembre 1368 venne scortato dal plotone di esecuzione sulle rive ghiacciate del Lago Grande, dove con grande onore e dignità si lanciò nelle acque gelide del lago, dove la sua anima resto a vagare sulla sponda del lago nei secoli.
Ma di questa leggenda ne esiste una seconda versione con un diverso finale, la quale racconta di un intervento misterioso… mentre Filippo era immerso nelle acque gelate, gli apparve davanti il fantasma del Beato Umberto di Savoia, del quale portava una piccola medaglia al collo, che gli tese una mano e lo trasse in salvo rendendogli possibile la fuga a Fatima in Portogallo dove resto per il resto dei suoi giorni ove morì nel 1418.

Beato Umberto III di Savoia
Un altra storia racconta che durante l’ultimo assedio delle truppe francesi all interno del castello, alcuni soldati, entrati nella fureria, riuscirono a trafugare un grande forziere contenente le paghe di tutti gli ufficiali senza essere notati in mezzo a tutto quel trambusto della battaglia, questi lo seppellirono a pochi metri dal costello, dentro al boschetto a destra dell’ingresso principale e li sarebbe, secondo la leggenda ancora nascosto perché impossibilitati al recupero senza essere notati dagli altri soldati, per evitare appunto, di dover dividere il maltolto con il resto della guarnigione. La leggenda parla anche di un grosso masso che recherebbe una freccia ( non si sa con certezza se incisa o altro) lasciato dai soldati, indicante la direzione in cui cercare il forziere nascosto.
Proseguendo sulle presenze del castello, riportiamo due racconti, vissuti in prima persona da una nota sensitiva Torinese.
“Mi trovavo tra le rovine del castello, in un bel giorno caldo e soleggiato di Agosto del 1975, raccoglievo fiori nel piazzale e inavvertitamente mi avvicinai troppo ad uno strapiombo, quando mi apparve un armigero che con la sua alabarda mi impedì di scivolare nel dirupo. Rimasi calma e mi sedetti a guardare in giro, da li a poco il maniero deserto prese vita e cominciarono ad arrivare moltissime presenze; un massiccio numero di gendarmi muniti di spadoni si disposero su più fila, sull’ingresso del castello appari una bella figura di donna sulla trentina d’anni, indossava un vestito di velluto verde”
La sensitiva racconta dettagli davvero sorprendenti ” il vestito era sorretto dietro di lei da un paggio, aveva i capelli biondi raccolti e adornati da un intricato filo di perle”. Raccontò inoltre che il giorno stesso, partecipò ad un altra manifestazione spiritica; vide arrivare verso il castello una grande carrozza tirata da cavalli e scortata da soldati anche loro a cavallo. Da li a poco si scatenò una sorta di assalto alla diligenza a mano di briganti, come una sorta di scena di film western.
“Ricordo anche, racconta, che quella stessa estate fui partecipe, sempre al castello di Avigliana di un altra apparizione: improvvisamente ricordo, si alzo un gelido vento, d’un tratto, l’intera piazza centrale del castello si riempi di soldati, suddivisi in due lati della piazza in due fazioni. La prima a difesa del castello con divise lacerate e consunte, l’altra fazione in fronte a loro con archibugi puntati contro. Mi venne subito in mente che probabilmente, stavo assistendo al ultima battaglia svoltasi al castello nella primavera del 1636”.
Come potete evincere da tutte queste storie, il Castello di Avigliana, sembrerebbe essere un vero e proprio “Vespaio paranormale” e se anche a voi capitasse di assistere a queste o altre manifestazioni, passeggiando tra le rovine del maniero, fatecelo sapere, saremo felici di integrare questi racconti o di aggiungerne dei nuovi.