Le Castella, frazione del comune di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, in Calabria.
Chiamata dai residenti “I Casteddi” o “I Casteddri”, Le Castella è collocata nel cuore dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”.
Il nome al plurale, secondo alcuni studiosi, potrebbe indicare una precedente presenza di più isolette (si presume 7) con relativa fortificazione, tutte vicine al borgo attuale e ipotizzano che una di queste isole potesse essere Ogigia, l’isola mitologica della ninfa Calypso, di cui Omero nell’Odissea narra. L’isola della ninfa, così come illustrata da Plinio, doveva far parte di questo piccolo arcipelago, oggi non più esistente.
In passato questo fortilizio molto antico e costruito e ampliato in diverse epoche storiche, ha portato anche il nome di “Castra Hannibalsi, perché secondo la leggenda qui venne edificata la torre principale e ampliato il complesso difensivo che si ergeva su ruderi di una più antica struttura di fattura greca, dal celeberrimo condottiero Annibale nel 204 a.C. , quando egli vi trovo dimora, ritirandosi e nascondendosi dopo la sconfitta della seconda guerra punica, dai condottieri romani e le loro truppe.
Nel 1496 il castello diventò di proprietà di Federico d’Aragona che lo donò ad Andrea Carafa.
Nonostante le antichissime origini, è durante il periodo Aragonese (XVI sec.) che Le Castella assunse le sembianze attuali. La Fortezza era il centro del sistema di difesa costiero dell’area, contro le incursioni dell’impero Turco.
Arroccata su un isolotto collegato alla costa da un sottile lembo di terra, Dotata di cinta muraria la quale al suo interno, con tutta probabilità ospitava un intero villaggio con botteghe dove si poteva acquistare e vendere o scambiare merci di ogni fattura, la torre di guardia con tanto di ponte levatoio di età Angioina, costruita nella seconda meta del XIII Secolo con una bellissima scala a chiocciola in pietra di tre piani, costellata di piccolissime bocche di lupo, strette verso l’esterno e larghe al suo interno, per permettere di guardare i propri nemici senza essere scorti e rendendo pressoché impossibile essere colpiti da frecce del nemico. sempre tra le mura è presente la cappella che fungeva da luogo di culto, l’armeria che fungeva da magazzino per armi e armature, era presente anche un attracco portuale; ma nonostante tutte queste che per l’epoca sembravano comodità, la cittadella non ospitò mai la casta nobiliare del luogo, ma servì solo le forze armate che sul posto fungevano da difesa dagli attacchi degli invasori che battevano prevalentemente la bandiera con la mezzaluna.
Difatti le coste al tempo erano come dire, NON un posto dove andare in “vacanza” , infatti dal mare era sovente ricevere attacchi dai sostenitori di Allah; tant’è che rimane ancora oggi la tipica esclamazione in caso di paura imminente, usare l’espressione…. in modo scherzoso…Mamma lì turchi!
Ed è proprio per via degli attacchi saraceni e delle cruente battaglie, che a volte, non solo di notte ma anche di giorno, si possono vedere e sentire nitidamente lo stridire delle scimitarre e lo scoppio degli archibugi impegnati in clamorose battaglie fantasma, urla, uomini a cavallo e tanto di flottiglie marittime e velieri a vele spiegate in maniera cosi nitida, che a detta di alcuni testimoni oculari di queste visioni, credevano di trovarsi addirittura sul set cinematografico di qualche film in costume, con l’unica differenza che le apparizioni duravano solo qualche minuto e tutto poi, scompare con la stessa velocità che si erano manifestate.
Curiosità:
Il cuore del borgo calabrese, in effetti, ha ospitato le troupe di diversi registi italiani e non, molto famosi. Tra queste mura vogliamo ricordare le riprese cinematografiche de “L’Armata Brancaleone” di Mario Monicelli e “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini .