Nel cuore della pittoresca Val d’Aosta, presso il piccolo paese di Pondel, un luogo modesto ma intriso di fascino, possiamo ammirare tra le imponenti pareti rocciose e le rigogliose foreste, il Pont d’Aël, un’opera mastodontica che racconta la storia dell’ingegno e della laboriosità dei suoi antichi costruttori.

Era l’anno 3 a.C., un’epoca in cui l’antica Roma pulsava di vita sotto il dominio di Ottaviano Augusto. Fu proprio in questo periodo che il genio del padovano Caius Avillius Caimus, un imprenditore padovano si espresse attraverso la maestosità di questo ponte-acquedotto. Eretto durante il tredicesimo consolato di Ottaviano Augusto, il Pont d’Aël sfidava la gravità, dominando il torrente Grand Eyvia con la sua arcata monumentale.

Pont d’Aël

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il torrente, nato dalle viscere del Gran Paradiso, danzava tra le valli con un corso impetuoso, per poi riversarsi nella Dora Baltea non lontano da Aymaville. Ma prima di raggiungere la sua destinazione, doveva piegarsi all’arditezza di questo ponte, che si stagliava a 56 metri d’altezza sopra le sue acque.

Le pareti rocciose che circondavano il ponte sembravano custodire segreti antichi, avvolte da fitte edere e boschi misteriosi. Era un luogo dove la storia si intrecciava con la natura selvaggia, dove l’ingegno dell’uomo sfidava la potenza della montagna.

Il Pont d’Aël non era solo un’opera di ingegneria, ma un simbolo di progresso e prosperità. Diviso in tre livelli, serviva non solo da via di transito, ma anche da condotto per l’acqua. Il canale superiore, impermeabilizzato con malta idraulica, guidava le acque verso le terre fertili e le cave di marmo di Aymavilles.

Sotto il canale scorreva una galleria, un passaggio stretto e buio che un tempo ospitava uomini e animali in viaggio. Era un mondo sotterraneo, dove il rumore dell’acqua e il calpestio degli zoccoli si fondevano in un’unica melodia.

Ma il Pont d’Aël non era solo una meraviglia tecnologica, era anche un’affermazione di potere e prestigio con la sua costruzione Avillio avrebbe impresso e tramandato in maniera indelebile il suo nome per sempre. L’epigrafe incisa sulla sua facciata proclamava con orgoglio l’opera di Caius Avillius Caimus, un uomo di origini padovane con ambizioni che superavano i confini della sua città natale.

 

“IMP(PERATORE) CAESARE AUGUSTO XIII CO(N)S(ULE) DESIG(NATO)
C(AIUS) AVILLIUS C(AI) F(ILIUS) CAIMUS PATAVINUS
PRIVATUM”

“Imperatore Cesare Augusto nell’anno del suo 13° consolato (3 a.c.)
Caius Avillius Caimus, figlio di Caius, Padovano
Privato”

Epigrafe

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La sua famiglia aveva radici antiche, legate agli etruschi e ai greci, e aveva prosperato grazie al commercio e all’industria. Con l’espansione dell’Impero Romano verso le terre alpine, avevano visto nell’opportunità di sfruttare le risorse naturali delle valli piemontesi e della Val d’Aosta.

Così, il Pont d’Aël non era solo un ponte, ma un monumento alla visione e all’ambizione di un uomo e della sua famiglia. Era un legame tra il passato e il presente, tra la potenza dell’impero romano e la bellezza selvaggia delle montagne.

E mentre il tempo scorreva e le stagioni mutavano, il Pont d’Aël rimaneva saldo, un testimone silenzioso di un’epoca ormai lontana, ma mai dimenticata.

Come spesso avviene in presenza di opere di tale magnificenza, la loro costruzione si intreccia con leggende avvincenti. Anche il nostro ponte-acquedotto non fa eccezione, poiché porta con sé una storia spettacolare e romantica.

Secono la leggenda, la vallata, stretta e minacciosa, incuteva timore con il suo torrente che serpeggiava tra rocce scivolose e una selva intricata. Si diceva che fosse abitata da spiriti malvagi, e chi si avventurava in quei boschi non faceva più ritorno.

Augusta Praetoria, città in crescita con progetti di sviluppo e commercio, attirava sempre più coloni. Avillio, un imprenditore romano spregiudicato, noto per i suoi affari, decise di sfruttare la zona ricca di torrenti per i suoi interessi, costruendo un acquedotto per portare agevolmente l’acqua nelle sue cave di marmo. Nonostante gli avvertimenti sulla presunta maledizione, iniziò i lavori con un esercito di operai.

Ma la natura sembrava opporre resistenza: frane, alluvioni e una nebbia fittissima rendevano il lavoro di costruzione impossibile. Gli operai, terrorizzati dalle leggende sulla dea Eyvia, abbandonarono il cantiere in massa. Avillio, sprezzante, li ignorò e decise di proseguire. Ma una notte, un’onda d’acqua in piena travolse il lavoro già iniziato. La mattina dopo, la nebbia rivelò che la vallata si era trasformata: la roccia nuda rendeva impossibile qualsiasi tentativo di costruzione.

Avillio, determinato a superare gli ostacoli, chiamò il miglior ingegnere di ponti della regione, consigliato persino dall’imperatore. Decisero di scolpire la roccia dall’alto per creare i pilastri del ponte. Ma gli imprevisti erano all’ordine del giorno: frane, smottamenti, incendi e furti misteriosi. La tragedia più grossa colpì quando un operaio cadde dall’impalcatura, precipitando nel torrente. Rimasti in pochi, il cantiere era ormai deserto.

Una mattina, Avillio fu svegliato da una strana sensazione. Una farfalla azzurra dalle ali lucenti era posata accanto a lui, come se volesse comunicargli qualcosa. La creatura danzava attorno a lui, guidandolo con un impulso misterioso. Avillio, quasi contro la propria volontà, si alzò e la seguì fuori, trovando la vallata deserta. La farfalla lo condusse verso una fessura nella nebbia, e Avillio la seguì incantato, senza badare a dove metteva i piedi.

Attraversò la gola apparentemente nel vuoto, guidato dalla luce azzurra sempre più intensa. La farfalla lo portò su pendii pericolosi, ma Avillio avanzava con sorprendente agilità. Giunsero infine in una spettacolare insenatura, dove le acque cristalline del torrente si placavano in una piscina naturale. Su una balza di pietra, una luce abbagliante lo avvolse, e quando riaprì gli occhi, vide una figura eterea, una fanciulla di straordinaria bellezza, che sembrava fatta di luce e aria.

La sua voce profonda e suadente lo lasciò stordito:

“Dimmi, dunque, straniero, chi sei? E perché ti ostini a voler varcare impunemente i confini del mio regno senza permesso e senza rendermi omaggio? Cosa cerchi?”

Avillio, confuso, impiegò alcuni minuti per raccogliere le sue idee.

“Io… mi chiamo Caio Avillio Caimo, sono un cittadino romano. Sto cercando di costruire un canale per portare l’acqua alle cave di marmo qui a valle… non ho fatto nulla di male…”

“Nulla di male?! Sei forse cieco e sordo? Non hai interpretato i molti segnali che ti ho inviato? Questo è il mio regno! La mia acqua! Qui tu non entri e non passi! Non ti permetterò di costruire alcunché! L’acqua è pura, sacra… non va utilizzata per mero guadagno! Tu non hai mostrato il minimo rispetto per questa terra e hai ignorato i consigli della mia gente!”

“La tua gente? Chi sei tu?” balbettò Avillio.

“Io sono Eyvia, la ninfa di questo torrente, guardiana della gola e dell’acqua che vi scorre; protettrice di questa vallata e di tutte le creature che vi abitano”.

“Eyvia… ti chiedo perdono. Ma io ho bisogno di quest’acqua. Come posso fare?”

“Te la dovrai guadagnare, Romano! Tu sei abituato ad avere subito tutto ciò che vuoi. Stavolta dovrai saper aspettare!”

Eyvia tenne Avillio prigioniero per diversi giorni, costringendolo ad esplorare la vallata senza l’ausilio dei suoi trucchi magici. Avillio, abituato a comandare e a ottenere ciò che voleva senza sforzo, trovò difficile adattarsi. Ma con il tempo imparò a rispettare la terra e ad ammirare la sua bellezza.

Avillio si innamorò gradualmente di Eyvia, la ninfa del torrente, e lei a sua volta di lui e imparò a comprendere meglio il mondo degli uomini. Tuttavia, quando Eyvia decise che Avillio doveva tornare al suo mondo, lui non fu felice. Avillio chiese se lei lo avrebbe seguito, ma Eyvia spiegò che non poteva farlo direttamente perchè un unione tra mortali non poteva funzionare sulla terra. Avrebbero potuto vedersi solo di notte, quando lei si sarebbe manifestata come una farfalla e senza essere visti da nessun altro umano. Avillio giurò di mantenere il loro segreto pur di poter stare con lei.

La mattina seguente, Avillio tornò al cantiere, sorprendendo tutti perchè lo credevano morto nella foresta e spiegò loro che da quel momento in poi, non ci sarebbero stati più problemi al cantiere perchè avrebbe fatto costruire un sorta di tempietto votivo alla dea della valle e che ella era d’accordo. Mentre i lavori nei giorni successivi ripresero senza intoppi, Servio, il fidato intendente, era convinto che Avillio nascondesse qualcosa e decise di pedinarlo.

Servio, con il suo sguardo attento, notò la presenza ricorrente di una farfalla azzurra intorno ad Avillio durante le notti senza luna e durante una di queste notti, Servio vide Avillio allontanarsi dall’accampamento e lo seguì. Avillio sembrava seguire una luce azzurra. Eyvia, avvertendo la presenza di Servio, scomparve. Avillio, voltandosi, chiese a Servio perché lo stava seguendo. Servio accusò Avillio di nascondere qualcosa, sostenendo che la sua storia non era convincente. Avillio ironizzò sulla situazione, ma Servio attaccò Avillio, intento a scaraventarlo giù dal ponte. Durante la lotta, Servio rimase incastrato in una striscia di malta fresca, permettendo ad Avillio di liberarsi rimanendo incastrato grazie ai chiodini sul fondo del suo sandalo. La lotta continuò e i due sbilanciandosi da una parte a dall’altra finirono per precipitare nel vuoto sottostante.

Impronta di sandalo chiodato romano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eyvia accorse immediatamente e salvò Avillio dalla caduta, ma Servio, prima di morire, li vide. Eyvia, disperata per essere stata vista da un umano, sa che deve scomparire per sempre secondo le leggi del suo popolo. Avillio cerca di consolarla, dal momento che Servio era spirato e non avrebbe potuto raccontare nulla a nessuno, ma Eyvia sa che la sua fine è inevitabile. Avillio ha un’idea: trascorrere le ultime ore insieme nella loro grotta, attendendo il nuovo giorno. Eyvia acconsentì e trascorsero le ultime ore insieme nella loro grotta, tra amore e tristezza e pianti. Quando Avillio si svegliò al mattino seguente, vide una statua di pietra ai piedi di cui giaceva Eyvia. Promise a se stesso di proteggerla e di rendere quel luogo sacro, decidendo di dedicare l’acquedotto alla sua protezione.

Scultura naturale attribuita alla Ninfa della leggenda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre Avillio stava per andarsene, notò un movimento e vide una splendida farfalla azzurra e capii che quella era Eyvia trasformata e con amore, accolse la sua presenza. Nonostante la sua trasformazione, Avillio comprese che Eyvia saebbe sempre stata al suo fianco e fu subito risollevato.

 

Il cantiere proseguì senza interruzioni e il magnifico ponte-acquedotto di Caio Avillio Caimo fù presto completato, ricevendo ammirazione generale, persino dall’imperatore che gli inviò i suoi complimenti più sinceri.

Ancora oggi, ci meravigliamo di fronte alla straordinaria ingegneria del Pont d’Ael, una maestosa opera che ha resistito al trascorrere dei millenni grazie alla genialità dei suoi costruttori.

Il ponte si trova in una zona naturalistica protetta, dove tra fine maggio e metà giugno si possono avvistare oltre 96 specie di farfalle. Chissà se tra loro, incuriosita dai tempi moderni ci sia ancora la nostra ninfa.

 

AUTORE


Redazione MT

“Quella del mistero è la migliore esperienza che possiamo avere. È l’emozione fondamentale che veglia la culla della vera arte e della vera scienza.” — Albert Einstein



Tipologia : Personaggi / Fate e Folletti
Ubicazione : Europa / Italia / Valle d'Aosta
Accesso : Pubblico
Stato di Conservazione : Ottimo
Ticket : Si consiglia l’acquisto dei biglietti on line sulla piattaforma MIDA ticket Ultima visita 30 minuti prima della chiusura Divieto di introdurre zaini o borse ingombranti.
Orario : Ottobre: sabato e domenica 10.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00 Aprile – Settembre: 9.00 – 19.00 Chiuso dal 1 novembre fino al 31 marzo
Accesso con Animali : Se condotti al giunzaglio
Accesso con Disabilità : Parziale
Raggiungibilità : A Piedi
Servizi Igienici : Da Verificare
Telefono : 0165902252
Email : beniculturali@regione.vda.it
Note : Sono ammessi animali domestici di piccola taglia, tenuti in braccio o in apposito trasportino. In nessun modo possono deambulare all’interno del sito. I cani di media e grossa taglia possono soltanto accedere alle aree esterne e vanno tenuti al guinzaglio. In nessun caso gli animali vanno lasciati incustoditi.
Recensioni
Scrivi tu la prima recensione!
Lascia una recensione
Mysteriosità: Attrattiva dal vivo: Accessibilità:

Lascia un commento

Misteri Consigliati