Il Maschio Angioino a Napoli è un bellissimo fortilizio che custodisce molte storie d’armi e di misteri raccontati attraverso i secoli da grandi scrittori come Benedetto Croce e Alexandre Dumas.
Come in ogni castello che si rispetti sotto al Maschio troviamo le così dette “segrete”: qui sono due, una chiamata “La prigione della Congiura dei Baroni”, l’altra invece era definita “Fossa del Miglio” perché inizialmente era adibita alla conservazione dei cereali, poi venne trasformata con gli anni in prigione e fu ribattezzata “Fossa del Coccodrillo”.
In Storie e leggende napoletane, Benedetto Croce narra che vi era nel “Castrum Novum” (il Maschio Angioino) “una fossa sottoposta al livello del mare, oscura, umida, nella quale si solevano cacciare i prigionieri che si volevano più rigidamente castigare” e chi veniva rinchiuso in quella cella non vedeva più la luce del sole e scompariva misteriosamente. Più tardi il mistero venne risolto: “da un buco celato della fossa venne visto introdursi una strana creatura, un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero per poi sbranarlo in mare aperto”.
Alexandre Dumas invece, nella Storia dei Borbone di Napoli descrisse la fossa così: “Da questa bocca dell’abisso, dice la lugubre leggenda, uscendo dal vasto mare, appariva un tempo, l’immondo rettile, che ha dato il suo nome a quella fossa”.
Secondo alcuni il coccodrillo iniziò la sua inquietante attività nella fossa sotto il regno di Ferrante d’Aragona (sovrano dal 1458 al 1494), ove egli decise di gettare alcuni malviventi per disfarsene definitivamente. Per contro, fu lo stesso re Ferrante a disfarsi dell’animale una volta che questi non serviva più dandogli in pasto questa volta, invece di prigionieri, una coscia di cavallo per soffocarlo. Lo fece poi impagliare e appendere sul portone di ingresso al Maschio. Altri storici invece attribuiscono l’arrivo dell’animale alla regina “infedele” Giovanna II, che secondo la leggenda lo fece arrivare appositamente dall’Egitto e se ne serviva per sbarazzarsi dei suoi tanti amanti.