Il Mausoleo di Teodorico a Ravenna è la più celebre costruzione funeraria conosciuta degli Ostrogoti. Fu costruito verso il 520 da Teodorico il Grande come sua futura tomba in pietra d’Istria.
Il mausoleo è inserito dal 1996 nella lista dei siti italiani patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, situato in un’area verde di Ravenna vicino alla stazione ferroviaria.
sarcofago
predizioneL’unicità di questo sepolcro sta nel tetto a cupola, realizzato con un unico pezzo di calcare di 230 tonnellate e di 10 metri di diametro. All’interno si trova il sarcofago di porfido rosso privo di coperchio che conteneva il corpo del re, i cui resti mortali furono rimossi durante la dominazione Bizantina. La cupola è interessata da un’evidente crepa, la quale ha dato vita alla leggenda di Teodorico.
La leggenda vuole che lo squarcio a forma di croce sulla cupola fosse causa della caduta di un fulmine.
Al grande re, ancora in vita, fu predetto che la sua morte sarebbe avvenuta attraverso la caduta di un fulmine che lo avrebbe incenerito, così il grande Teodorico per scampare alla predizione e al fulmine fece costruire un luogo in cui rifugiarsi ogni giorno di pioggia e si fece costruire appunto il mausoleo che successivamente sarebbe divenuta la sua tomba.
Secondo la leggenda i grandi sforzi necessari per costruire un rifugio sicuro non ebbero gli effetti sperati, poiché un giorno un fulmine precipitò dal cielo e squarciò la cupola, trafiggendo a morte il re Teodorico nascosto al suo interno.
Esiste anche una variante della leggenda secondo la quale Teodorico, terrorizzato dai fulmini, fece costruire il mausoleo come rifugio per i giorni di tempesta (non si menziona nulla sulla predizione). Un giorno decise di farsi un bagno nella vasca all’interno del mausoleo, e in quell’occasione un fulmine squarciò la cupola e lo uccise. Subito dopo la morte del re un cavallo nero scese dal cielo e caricò il corpo in groppa, per gettarlo successivamente nel cratere del vulcano Etna.
Perché sia stato gettato proprio nell’Etna non ci è dato a sapere ma un’altra leggenda lo menziona ed è la seguente:
Si dice che a Teodorico un giorno sia giunta la notizia che era stata avvistata nei boschi una cerva dalle corna d’oro. Armatosi di arco e frecce, il sovrano s’incamminò alla sua ricerca, ma improvvisamente il cavallo che lo trasportava, imbizzarritosi, cominciò a correre senza fermarsi, fino ad arrivare (scavalcando lo Stretto di Messina con un salto spettacolare) al cratere dell’Etna, dentro al quale si gettò con il re in groppa.
Curiosità: la leggenda è stata ripresa con qualche variante dal Carducci: “La leggenda di Teoderico”, nella raccolta pubblicata con il titolo “Rime nuove”.
Nel 1854 a Ravenna, non lontano dal Mausoleo di Teodorico, venne rinvenuto un insieme orafo: ornamenti in oro e almandini – denominati in seguito “corazza di Teoderico” – considerato il massimo esempio di arte orafa romano-barbarica mai scoperto. Il cimelio, esposto inizialmente nel Museo Municipale Classense di Ravenna, fu traslato nel 1896 nel Museo nazionale di Ravenna, dove venne trafugato, assieme ad altri monili, nella notte tra il 19 e il 20 novembre del 1924.
Nonostante gli sforzi investigativi, la “corazza di Teoderico” e gli oggetti trafugati non vennero mai rinvenuti ed il furto ha ispirato il romanzo La corazza di Teoderico di I. L. Federson, pubblicato nel 2014.
Studi recenti ritengono che l’insieme orafo in questione non sarebbe stato la corazza di Teodorico il Grande ma, più verosimilmente, un ornamento per bardatura di cavallo dell’inizio del VI secolo.
Che sia stata la corazza in oro del cavallo ad attirare il fulmine su di esso mentre in sella vi era il Re, per poi sbalzarli entrambi in cielo? chissà…la leggenda si infittisce sempre più. 😉