A Firenze ci sono davvero molte luoghi o case “infestate” e oggi racconteremo la storia di Villa Poggio Imperiale, dove aleggia ancora il fantasma dell’ultimo Granduca, Gian Gastone.
La Villa Medicea del Poggio Imperiale si trova sul colle di Arcetri a Firenze. Appartenuta ai Baroncelli, poi ai Pandolfini, e ai Salviati per poi essere sottratta da Cosimo I de Medici nel 1565, il quale la donò alla figlia Isabella sposa di Paolo Giordano Orsini.
Un pò di storia prima di passare alla nostra leggenda non fa mai male, cosi eccola qua:
La prima notizia del esistenza di Villa del Poggio Imperiale la si ha nel 1427 quando fu denunciata al catasto fiorentino. Si chiamava, allora, Palazzo Baroncelli dal nome della famiglia che aveva fatto costruire una “casa da signore”, sulla collina di Arcetri, con annesse “due case da lavoratore”, come si conveniva alle residenze signorili rurali del tempo. La proprietà è passata ai Pandolfini (1487), ai Salviati (1548) e poi ai Medici (1565).
“Nel 1622 venne acquistata dalla granduchessa Maria Maddalena d’Asburgo che la ampliò e abbellì su progetto di Giulio Parigi, il quale provvide anche a dotarla di un imponente viale di accesso che la collegava con il piazzale di Porta Romana. Nel 1624 i lavori vennero terminati e fu chiamata ‘del Poggio Imperiale’ in ricordo e in onore della granduchessa che l’aveva rinnovata.
Su ordine della granduchessa Vittoria della Rovere nel 1681 vennero realizzati altri lavori.
Dopo quasi un secolo, nel 1765, la villa fu scelta da Pietro Leopoldo come residenza sua e della moglie per la bellezza degli ambienti e della posizione. Vennero fatti altri lavori di miglioramento, fu incaricato l’architetto Niccolò Gaspero Maria Paoletti.
Nel 1814 vennero eseguiti gli ultimi lavori: vennero costruiti i due avancorpi laterali con portici sulla stessa facciata. Questo intervento fu l’ultimo e diede alla villa l’aspetto neoclassico che ha tutt’ora. (fonte: FirenzeToday)
Ancora oggi dal 1864 la villa è sede del Educantado Statale SS Annunziata, che ha avuto tra i suoi studenti anche personaggi illustri quali Edda Ciano, Dacia Maraini e Ilaria Occhini e ci suonò persino Wolfgang Amadeus Mozart. Ottenendo nel 2013 dal Unesco il riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”.
Ed è proprio tra i due restauri del 1681 e il 1765, che la nostra storia comincia.
Si dice infatti che dopo la sua morte avvenuta nel 1737, il Granduca Gian Gastone o meglio il suo fantasma, continui ad aggirarsi tra le mura del palazzo con urla, fruscii emettendo il classico rumore di catene e passi.
Ma chi era Gian Gastone:
Giovanni Battista Gastone de’ Medici, meglio noto come Gian Gastone (Firenze, 25 maggio 1671 – Firenze, 9 luglio 1737), figlio di Cosimo III de’ Medici e Margherita Luisa d’Orléans, è stato il settimo Granduca di Toscana, ultimo Granduca appartenente alla dinastia dei Medici, uomo mite, colto, amante del bello e apertamente omosessuale. (fonte: wikipedia)
In molti, lo hanno visto passeggiare trasandato come su solito fare in vita, un fantasma aristocratico ma in decadenza con un grande mantello allacciato e i boccoli della parrucca sfatti d’altronde era cosi solito fare, sopratutto negli ultimi suoi anni di vita.
Egli passava le sue intere giornate a letto con i suoi cani, e sempre a letto pranzava alle cinque del pomeriggio e cenava alle 2 di notte e cosi uguale di giorno in giorno ad eccezione di quando organizzava con molti ragazzetti a pagamento, detti “ruspanti” (perché pagati con i “ruspi, monete del Granducato di Toscana, fatte coniare da CosimoIII) delle orge che si protraevano dal mattino presto fino a notte fonda.
Pare che Gian Gastone si aggiri per la sua dimora per via della sua “Indegna sepoltura”; difatti alla sua morte, avvenuta il 9 luglio 1737, Francesco Stefano di Lorena, suo successore, lo fece tumulare in un anfratto nascosto, dentro ad un tombino dietro l’altare della cripta nella cappella medicea, anziché nella cappella dei principi di San Lorenzo assieme agli altri granduchi e per questo forse vuole giustizia.
Nell’Ottocento il corpo fu traslato in un altra cripta dove sono state trovate altre cassette di piombo contenenti resti di quelli che probabilmente erano alcuni dei suoi “ruspanti” senza nome.
Probabilmente il Lorena, depositò la salma in questi luoghi proprio in segno di sfregio nei confronti di Gian Gastone, per punirlo della sua dissolutezza, additandolo come un personaggio turpe, vizioso, depravato non meritevole di buona memoria, anche se in vita qualcosa di buono lo aveva pur fatto; come abbassare le tasse, stimolando la sensibilità del bello nel popolo e incentivando la cultura.
N.B: La Villa medicea del Poggio Imperiale, in quanto sede dell’Educandato Statale della SS. Annunziata non è aperta al pubblico, ma è possibile effettuare una visita guidata all’Area Museale su prenotazione,
Le visite sono condotte dagli studenti dell’Educandato, durano circa un’ora e mezza e prevedono un contributo volontario da parte dei visitatori.