Il maestoso Castello di Mussomeli, noto anche come Castello Manfredonico, sorge imponente come un nido di aquila, su una rupe a circa 778 metri di altitudine, distante due chilometri dalla città di Mussomeli, nella provincia di Caltanissetta.

La sua storia inizia nel lontano 1364, per volere di Manfredi III Chiaramonte, conte di Modica e Gagliano, e la sua costruzione si protrasse per circa trent’anni. Successivamente, il castello passò sotto il dominio dei Lanza, signori di Mussomeli, che lo trasformarono nella loro residenza principale. Nel corso dei secoli, il castello subì numerosi interventi di ampliamento e restauro, fino a raggiungere l’aspetto attuale.

Castello di Mussomeli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Proprietà del Comune di Mussomeli dal 1950, il castello è aperto al pubblico come museo, offrendo un’imponente testimonianza dell’architettura militare medievale siciliana. La sua pianta quadrangolare è caratterizzata da quattro imponenti torri angolari che si ergono maestose sopra un cortile interno. Le spesse mura, dotate di feritoie e caditoie, testimoniano la sua funzione difensiva.

All’interno del castello, diverse sale raccontano la sua storia e ospitano importanti testimonianze del passato. Tra queste, la Sala dei Baroni, la Sala del Trono e la Cappella rappresentano punti focali di interesse architettonico e storico.

Un dettaglio significativo è la presenza della “sala dei Baroni” o “sala del trono”, con pregiati portali di stile chiaramontano, e della “sala del camino” e la “sala da pranzo”, con elementi gotici. La “camera da letto” del conte, con la sua doppia volta a crociera, e l’armeria sono ulteriori testimonianze della vita e delle funzioni del castello nel corso dei secoli.

Sotterranei

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La storia del Castello di Mussomeli è avvolta da numerose leggende tramandate di generazione in generazione. Tra le più conosciute, quella della tragica vicenda di Laura Lanza, figlia del conte Cesare Lanza, Baronessa di Carini, e del suo presunto assassinio per mano del padre stesso avvenuta nel 1563, come realmente attesta un atto conservato ancora oggi nella chiesa parrocchiale del paese, a causa di un presunto tradimento amoroso.

Si dice che la giovane Laura abbia vissuto un destino infelice, stretta nel giogo di un matrimonio precoce con Don Vincenzo la Grua Talamanca, Barone di Carini. A soli quattordici anni, fu consegnata al suo destino da un padre determinato, che la vide sposa di un uomo tanto assorto nei suoi affari da trascurarla completamente. Laura, abbandonata a se stessa, trovò conforto e compagnia in Ludovico Vernagallo, un amico d’infanzia. Ma i sussurri maligni non tardarono a insinuarsi, tessendo una trama di sospetti intorno alla loro relazione. Fu Cesare Lanza, padre di Laura, a venire a conoscenza di questa presunta infedeltà. Mosso dall’onore della sua casata, si diresse verso il Castello di Carini per affrontare la figlia e il suo presunto amante. L’ira e il disonore portarono Cesare a commettere un atto terribile: Laura fu sorpresa nel suo letto e strangolata senza pietà. Ma la verità dietro questa tragedia non fu così semplice. Si dice che un frate del vicino convento abbia rivelato il tradimento supposto, spingendo padre e marito a compiere l’atroce delitto. L’inganno orchestrato portò Cesare Lanza ad agire senza pietà, travolgendo tutto sulla sua strada.

Dopo l’orrore, il rimorso dilaniò l’anima di Cesare Lanza. Per espiare la sua colpa, si rifugiò nel Castello di Mussomeli, sperando di trovare redenzione per il suo peccato. Ma anche lì, nell’ombra delle antiche mura, l’anima di Laura vagò senza pace, in cerca del padre che l’aveva condannata ingiustamente.

Ala delle Segrete

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La secondo leggenda, quella delle “tre donne” è una delle storie più note legate al Castello di Mussomeli. Narra di un tempo in cui il castello era dimora del potente principe Federico, il quale aveva tre splendide sorelle: Clotilde, Margherita e Costanza.

Un giorno, il principe dovette partire per la guerra e, non avendo nessuno a cui affidare le tre fanciulle, decise di rinchiuderle in una stanza, provvedendo loro del cibo necessario. La porta della stanza fu murata e il principe partì per il campo di battaglia.

Ma la guerra si protrasse oltre ogni previsione, e le tre ragazze consumarono tutto il cibo a disposizione. Senza alcuno a cui rivolgersi nel castello deserto, e affamate dopo giorni di digiuno, tentarono persino di cuocere e mangiare le proprie scarpe per placare la fame. Quando finalmente la guerra ebbe termine e il principe fece ritorno al castello, si affrettò a cercare le sue sorelle nella stanza in cui le aveva lasciate.

Ma ciò che trovò fu un orrore indicibile: le tre fanciulle giacevano morte, con le scarpe tra i denti, vittime della fame e della disperazione. Da allora, quella stanza fu conosciuta come la “Camera di li tri donni” (Camera delle tre donne), testimone muto di una tragedia che attraversò i secoli.

Ma la leggenda che solletica di più la fantasia è quella che ruota attorno a un altro spirito del Castello, quello di Don Guiscardo de la Portes. Nel 1975, pare che il suo spettro abbia fatto capolino di fronte al custode Pasquale Messina, trasmettendo attraverso il velo del tempo la sua struggente storia.

Guiscardo era il figlio di un ricco mercante spagnolo, un marito devoto e innamorato della bella Esmeralda, che attendeva con gioia l’arrivo del loro primogenito. Ma nel lontano 1392, il destino lo chiamò a servire nell’esercito di Re Martino I per sedare la rivolta di Andrea Chiaramonte. Mentre si dirigeva verso il Castello di Manfreda, oggi noto come Mussomeli, Guiscardo fu assalito dai soldati di Don Martinez, un uomo ossessionato dalla bellissima Esmeralda, che lo aveva respinto e desiderava vendetta.

Ferito gravemente nel conflitto, Guiscardo fu rinchiuso nei cupi sotterranei del castello, dove la sua anima sospirò il suo ultimo respiro.

Raccontò Guiscardo al custode:

“Avrei dovuto pregare come un buon cristiano. Ma nell’angoscia, ho invece imprecato contro Dio. Improvvisamente, ho sentito di uscire dal mio corpo, pur restando nella stessa stanza. Mi sono trovato in una galleria buia, per poi essere avvicinato da quattro spiriti erranti che mi hanno condotto indietro. Il Sommo mi ha condannato a vagare sulla terra per mille anni per aver maledetto il suo nome. E così, appena morto, il mio corpo è stato sepolto di nascosto, ma il mio spirito è rimasto qui, intrappolato nel castello”.

Molte persone a Mussomeli credono a questa storia, ancor di più dopo che Guiscardo è apparso anche a un gruppo di turisti in visita al Castello, offrendo loro un’esperienza unica, intrecciando storia, mistero e il fascino dell’era medievale.

AUTORE


Redazione MT

“Quella del mistero è la migliore esperienza che possiamo avere. È l’emozione fondamentale che veglia la culla della vera arte e della vera scienza.” — Albert Einstein



Tipologia : Personaggi / Fantasmi
Ubicazione : Europa / Italia / Sicilia
Accesso : Pubblico
Stato di Conservazione : Ottimo
Orario : lunedì Chiuso martedì 09–12 mercoledì 09–12 giovedì 09–12 venerdì 09–12 sabato 09–12 domenica (Pasqua) 09–13 L'orario può variare
Accesso con Animali : Da Verificare
Accesso con Disabilità : Da Verificare
Raggiungibilità : In auto
Servizi : Museo, Guida Turistica, Museo, Guida Turistica
Servizi Igienici : Accessibili
Telefono : 0934992009
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