Atmosfera senza tempo di una landa circoscritta dalla tundra e racchiusa dai Carpazi, sulla quale si erge imponente il castello di Dracula.
Bran – Atmosfere fredde e cupe. Scenari senza tempo che ricordano il tema della fiaba in una landa desolata circoscritta da chilometri di tundra e racchiusa tra le imponenti catene montuose dei Carpazi. Questo è il biglietto da visita di Bran, cittadinella di poco più di 5000 abitanti che vige nel cuore dell’antica regione Transilvania. La terra maledetta, infestata dai vampiri e da sovrani sanguinari, che non trova la sua pace nel corso degli anni per via delle influenze dei Mongoli e dell’impero Ottomano. La tradizione folkloristica e gli usi e costumi del passato non abbandonano Bran neanche con l’avvento del XX secolo. Per le strade, molto rovinate, è facile incontrare carri trainati da animali da soma. La neve, che fa da padrona nella stagione invernale, viene ancora rimossa con strumenti antiquati, l’utilizzo del piccone per rompere il ghiaccio formatosi sui marciapiedi. Progresso o non, la pulizia e l’ordine sono il non plus ultra in Transilvania, e ciò dimostra che il rispetto verso la propria terra è raggiungibile indipendentemente dai mezzi che sia hanno a disposizione.
Il castello di Bran, vera grande attrazione che attira milioni di visitatori da ogni parte del mondo, si erge impetuoso sulla vetta di un colle, accompagnato da una strada in salita definita da una ringhiera di colore nero. Nei pressi dell’entrata vige una croce di distinta grandezza, sulla quale sono incisi dei simboli e un testo in lingua arcaica … probabilmente rumeno antico.
Molte persone che hanno scritto recensioni a riguardo del castello di Bran hanno puntualizzato su quanto fosse bello dall’esterno e non dall’interno, ma ci permettiamo di dissentire. Le molteplici stanze racchiudono un’atmosfera molto suggestiva. Ci sono sale d’attesa, stanze ove sono conservati i vestiti di un epoca remotissima e per di più c’è un lungo e strettissimo corridoio in salita che apre le porte verso il piano più alto del castello ove sono conservati attrezzi per le torture.
Il mito di Dracula, personaggio con il quale viene definito il principe Vlad Tepes III di Valacchia soprannominato “ l’Impalatore “ per via della sua particolare modalità di punizione che infliggeva a coloro che osavano contrastarlo, apparteneva all’ordine del Drago come il padre Vlad Dracul II. Ordine fondato per proteggere il Cristianesimo in Europa Orientale. La parola Dracula nasce per via di alcuni documenti che Vlad Tepes III aveva scritto in latino nel corso della sua vita, nei quali si era firmato Wladislaus Dragwlya, vaivoda partium Transalpinarum. Inoltre, il suo patronimico rumeno Dragwlya è un diminutivo di Dracul, l’ul finale corrisponde all’articolo determinativo suffissale ille latino e il sostantivo Drac che significa “ diavolo “ deriva dal latino “ draco”. Dunque la traduzione finale è “ Figlio del Diavolo “ che si è distinto per essere un sovrano sanguinario ma allo stesso tempo venerato per aver protetto la popolazione rumena al sud e al nord del Danubio. Sulla sua morte non sia ha una data certa, il periodo è a cavallo tra il dicembre 1476 e il Gennaio del 1477.
Egli è l’attrazione principale dell’intero castello anche se le fonti più dettagliate illustrano che la sua dimora, oramai in rovina, si trovi sulle rive dell’Arges, conosciuta come la fortezza di Poenari. D’altro canto, non è esclusa la sua permanenza nel castello di Bran, in quanto ovunque ci sono reperti che riconducono alla sua figura. L’albero genealogico, dipinti, perfino una collana con una perla nera conservata in una bacheca sulla quale c’è scritto “ Certificate of Authenticity “ (Certificato di autenticità). Inoltre, nelle varie terrazze presenti in più angoli della struttura, si può ammirare la profondità della foresta e lo spettacolo creato dal sole che con i suoi raggi illumina le montagne innevate. L’atmosfera che si respira in quel luogo è molto suggestiva. Singolare la presenza di un pozzo nell’atrio, ove si crede che tutto l’oro in possesso di Vlad III sia nascosto al suo interno, e che nessuno lo abbia mai trovato. Al giorno d’oggi, come monito verso una fortuna futura, chiunque passando di li lancia una moneta al suo interno.
Il giro turistico all’interno del castello di Dracula non solo è molto suggestivo e straordinario dal punto di vista culturale, bensì da la possibilità di vedere alcune cose da un’altra ottica. Malgrado il consumismo, derivato dalla commercializzazione del personaggio di Dracula, che ha generato gli innumerevoli mercatini di souvenir al suo esterno, quella costruzione gotica, mixata alla suggestione del personaggio sanguinario che ci ha vissuto al suo interno nel lontano 1440 e il modo in cui tutto è conservato, da l’impressione che i diversi secoli che si sono susseguiti non hanno cambiato nulla. Ciò che era, è adesso e sarà per sempre. Una bellezza celata da mistero e leggenda in una terra incontaminata che resta immobile in un passato che è presente e sarà futuro.
di Michael Mambri
Fonte: Irpinia24
Comments are closed here.