Il castello di Belgioioso, un possente edificio dalle forme quadrate, era circondato da un fossato che ne accentuava l’imponenza. Esplorando il suo interno, si potevano scoprire cortili, sale e appartamenti, tutti splendidamente adornati con affreschi, stucchi e marmi. Ma non si fermava qui la sua grandezza, poiché ospitava anche un museo che custodiva con devozione una ricca collezione di opere d’arte, arredi e oggetti storici.
La storia di questo castello, però, era avvolta da un velo di mistero e leggenda. Racconti popolari narravano di un operaio che, durante la sua costruzione, cadde nel fossato e perse la vita. Si diceva che il suo spirito, ancora in cerca di vendetta, vagasse tra le sale del castello. Un’altra leggenda si ricollegava alla prima guerra d’indipendenza, quando il castello fu occupato dalle truppe austriache. Si mormorava che le anime di patrioti italiani torturati e uccisi da quei soldati ancora aleggiassero tra le mura del castello, testimoni silenziosi delle crudeltà della guerra.
Ma tra le leggende, una figura emergente donava al castello un’aura di romanticismo e ribellione. Era la storia di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, una nobildonna milanese nata nel 1808 in una famiglia aristocratica. Fin dalla giovinezza, Cristina si distinse per la sua intelligenza, cultura e fervente passione per la politica.
Cristina Trivulzio di Belgioioso
Nel 1829, sposò Emilio Barbiano di Belgiojoso, un nobile liberale, ma il loro matrimonio breve e infelice si concluse nel 1838. Da quel momento, Cristina si dedicò anima e corpo alla causa dell’indipendenza italiana. Si unì al movimento carbonaro e partecipò attivamente a svariate attività sovversive. Nel 1848, durante la prima guerra d’indipendenza, guidò un battaglione di volontari a Milano.
Dopo la sconfitta della Repubblica di Milano, Cristina fu costretta a fuggire in Francia, dove fondò il giornale rivoluzionario “L’Italie”. Quest’organo di propaganda risorgimentale contribuì a diffondere le idee patriottiche in tutta Europa. Nel 1859, tornò in Italia per la seconda guerra d’indipendenza, dirigendo un ospedale da campo e assistendo i feriti. Dopo l’Unità d’Italia, si ritirò dalla vita politica, dedicandosi alla scrittura e pubblicando romanzi, biografie e saggi storici.
Ma la sua storia non finiva qui. La leggenda vuole che, travestita da uomo, Cristina tornò al castello di Belgioioso di notte per liberare prigionieri politici. Un racconto forse esagerato, ma simbolo del rispetto e della fama che circondavano Cristina.
La figura di Cristina è, inoltre, intrecciata a una storia d’amore e tragedia. Si dice che si innamorò del suo segretario, Gaetano Stelzi, con il quale andò a vivere nella villa di Locate. Quando Gaetano morì di tubercolosi, Cristina lo fece imbalsamare e lo nascose nell’armadio della biancheria in una stanza del castello di Belgioioso.
Fontana – Parco del Castello
Cristina morì nel 1871 e fu sepolta a Locate, ma la sua tomba fu aperta 50 anni dopo per il trasferimento delle spoglie. Con grande stupore, fu trovata vuota. si scoprì poco più tardi che il corpo di Cristina era stato sepolto segretamente in una tomba vicina a quella del suo amato Gaetano, ma poco dopo le sue spoglie si distrussero trasformandosi in cenere a contatto con l’aria.