Sulla sommità di un colle che domina la vallata del Brenta, sorge il Castello degli Ezzelini, un maniero medievale che emana un fascino antico e misterioso. Tra le sue mura merlate e i suoi cortili suggestivi si intrecciano storie di battaglie epiche, intrighi politici e, naturalmente, leggende sussurrate che parlano di fantasmi inquieti.
Al centro di queste narrazioni popolari troviamo la figura di Ezzelino III da Romano, condottiero ghibellino del XIII secolo, la cui fama oscilla tra quella di un abile stratega e quella di un tiranno spietato. La sua indole guerriera e la sua spietata determinazione lo portarono a conquistare un vasto territorio che si estendeva dal Veneto alla Lombardia, rendendolo uno dei signori più potenti dell’epoca.
Tuttavia, il suo nome è legato anche a numerose crudeltà e atrocità. Si narra che torturasse e giustiziasse i suoi nemici con efferatezza, alimentando il terrore tra le popolazioni sottomesse. Dante Alighieri lo colloca addirittura tra i dannati all’Inferno, nel girone dei violenti, immerso nel Flegetonte, il fiume di sangue bollente.
E quella fronte c’ha ‘l pel così nero, / è Azzolino (Inf. XII, 108-109)
Ma conosciamo meglio questo condottiero così spietato:
Il 25 aprile 1194, nella tranquilla cittadina di Soncino, in provincia di Cremona, venne alla luce Ezzelino III da Romano. Fin da subito, il suo destino sembrava segnato dalla crudeltà e dall’assenza di compassione, tanto che sarebbe passato alla storia con il soprannome di “La Belva”. Ezzelino non conobbe mai pietà, nemmeno per sé stesso; non provò amore e il pentimento gli era del tutto estraneo. L’unica cosa che lo animava era una brama insaziabile di vedere scorrere sangue intorno a sé. Tra dolore, violenza e torture, trovava gioia solo nel trovarsi circondato da vittime rantolanti, che imploravano una pietà che lui non avrebbe mai concesso. La leggenda narra che avesse stretto un patto col diavolo, amplificando sempre più la sua malvagità.
“Condotto nella tenda di Buoso di Doara, cupo, minaccioso, ristretto in sé stesso, metteva spavento nei circostanti coll’immobilità dello sguardo inclinato, uno sguardo feroce, in un più feroce silenzio. Vedendolo in tanta miseria, gli mandarono medici perché ne prendessero cura. Ma egli strappa furiosamente le bende delle piaghe e dopo undici giorni di orribile agonia, trasportato a Soncino, ivi rende lo spirito ed ivi le esecrate ceneri hanno in terra riposo”.
E’ proprio a causa di queste efferatezze che la leggenda narra che il suo spirito irrequieto non abbia trovato pace dopo la morte. Si dice che il suo fantasma vaghi ancora per le sale del castello, condannato a rivivere eternamente i suoi tormenti.
Alcuni visitatori affermano di aver avvertito una presenza spettrale durante la loro permanenza nel maniero, percependo brividi di freddo improvvisi o scorgendo ombre fugaci tra le mura antiche. Altri raccontano di aver sentito rumori metallici provenienti dalla torre che porta il suo nome, come se il fantasma di Ezzelino stesse ancora affilando le sue armi per una battaglia senza fine.
Nonostante le leggende che lo avvolgono, il Castello degli Ezzelini conserva un fascino irresistibile. Oggi, completamente restaurato dopo gli ingenti danni riportati durante un bombardamento nel 1945 è aperto al pubblico, permette ai visitatori di immergersi nella storia e di ammirare la bellezza architettonica di un’epoca passata. Salendo sulla torre di Ezzelino, si può godere di una vista panoramica mozzafiato sulla città di Bassano del Grappa e sulla vallata del Brenta. E chissà, magari con un pizzico di fortuna, ci si potrebbe imbattere o intravedere la sagoma del fantasma del condottiero ghibellino che ancora vaga tra le mura del suo castello.