Ravenna, 11 Aprile 1512. La città nel giorno di Pasqua si appresta a quella che sarà la finale e più sanguinosa battaglia del combattimento detto “a fil di spada”. Lo scontro portò alla morte in una sola notte 20.000 uomini. Insieme a quella di Marignano fu la più grande battaglia delle Guerre d’Italia.
E’ qualche mese prima che ha inizio la nostra leggenda, con la nascita di un bambino, un mostro a dir il vero. Le cronache antiche non riportano un nome o un cognome, poiché forse nessuno, nemmeno i genitori, hanno mai avuto il coraggio di riconoscerlo.
Un farmacista Fiorentino lo descrive così: senza braccia, con due grandi ali nere che gli spuntano dal costato; un singolo corno ricurvo sulla fronte; le cosce squamate come quelle di rettile, sul ginocchio destro un terzo occhio, un piede da arpia con grandi unghie ad uncino. In mezzo al petto porta tre simboli incisi e possiede i genitali di entrambi i sessi.
Papa Giulio II, inorridito al cospetto di tale “demoniaca” creatura, ordinò che venisse abbandonato in mezzo al bosco, alla sua ventura e al volere di Dio. Pochi giorni prima dell’assedio di Ravenna, la creatura si ripresentò sulle mura della città come a presagire l’imminente battaglia e la presa della città da parte delle truppe francesi e del saccheggio che avrebbe subìto. Alcune cronache riportano che esso restò a guardare con aria soddisfatta e sorridente le schiere di soldati che si trucidavano. Fu così che da allora la figura del mostro assunse una formulazione stabile e venne riconosciuto da numerosi eruditi come segno di un ammonimento divino.
Oggi sull’argine sinistro del fiume Ronco, in località Madonna dell’Albero, si trova una colonna in sasso d’Istria, eretta nel 1557 e circondata da cipressi a ricordare l’avvenimento. Molti ancora oggi sostengono di sentire di tanto in tanto di notte suoni di tamburi e litanie. Saranno forse gli spiriti dei grandi condottieri che hanno perso la vita nella cruente battaglia? Oppure sono semplici suggestioni?
Curiosità: Oscar Wilde, di passaggio, la descrisse così: «solitaria, alta sulla pianura. Segna dove il prode cavaliere di Francia fu ucciso, dove la sua luminosa giovinezza sgorgò sul terreno». Pare che alla battaglia parteciparono, tra gli altri, anche il Baiardo e Ludovico Ariosto.
Per approfondire la battaglia di Ravenna: http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Ravenna